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La proteina angiopoietina-2 può indicare la mortalità

Medicina Interna Redazione DottNet | 18/02/2021 14:10

Il biomarcatore è stato individuato da uno studio coordinato dall'Aou di Modena

Una particolare proteina - la 'angiopoietina-2', coinvolta nel processo di crescita e rigenerazione dei vasi sanguigni - può fare da "spia" della mortalità nei pazienti con sindrome da Covid-19 e di maggior rischio di disfunzione polmonare cronaca. Lo evidenzia uno studio coordinato dall'Azienda ospedaliero-universitaria di Modena pubblicato sull'ultimo numero di Blood Advances e presentato dall'Aou in conferenza questa mattina.Finanziato con due milioni dalla Regione Emilia-Romagna, grazie al contributo dalla Banca d'Italia - lo studio ha preso in esame due insiemi di pazienti, due coorti rispettivamente di 187 e 62 persone ricoverate con diagnosi di infezione da Sars-Cov2, da marzo a maggio 2020, analizzando le variazioni di questa particolare proteina alla terza e alla decima giornata di degenza e dimostrando, spiegano i ricercatori, che livelli incrementati di 'angiopoietina-2' nella terza giornata - rispetto al valore basale - identificano con elevata accuratezza i pazienti a maggior rischio di mortalità. Lo studio, spiega la professoressa Erica Villa, coordinatrice della ricerca, è importante perché "a tutt'oggi non sono stati validati marcatori biomolecolari capaci di predire la mortalità e, in modo anche più importante, il rischio di cronicizzazione dell'infezione da Sars-Cov2. Il nostro studio, invece, ha permesso di dimostrare una correlazione tra l'aumento dell'Angiopoietina 2 e una maggiore gravità dell'infezione da Covid-19". L'idea, aggiunge, "è nata quando ci siamo resi conto che alcuni marcatori prognostici delle polmoniti che già conoscevamo sono presenti anche nei pazienti Covid-19 e avrebbero potuto essere utilizzati come guida per le decisioni terapeutiche". Lo studio è comunque un punto di partenza: "Per la validazione di questo marcatore, oltre che di altri marcatori di danno vascolare, è in corso un'analisi su coorti più ampie di pazienti".

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fonte: Blood Advances

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