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Malattie croniche dell'intestino, 1 paziente su 4 è un bambino

Gastroenterologia Redazione DottNet | 25/05/2023 15:14

Lo rivela l'indagine 'Better: Bisogni Assistenziali, Lavorativi, Legali e Sociali' per la cura delle malattie infiammatorie croniche dell'intestino, presentata da Amici Italia al Ministero della Salute

Dolori addominali, spossatezza e sanguinamenti: sono i disturbi più comuni tra chi soffre di malattie infiammatorie croniche intestinali, condizione che colpisce 250 mila italiani, soprattutto giovani, tanto che una diagnosi su 4 riguarda un bambino. E per 7 pazienti su 10 che ne soffrono diventa difficile frequentare la scuola o o il lavoro. E' il quadro che emerge dall'indagine 'Better: Bisogni Assistenziali, Lavorativi, Legali e Sociali' per la cura delle malattie infiammatorie croniche dell'intestino, presentata da Amici Italia al Ministero della Salute. "Patologie come la malattia di Crohn e la colite ulcerosa si presentano con periodi di riacutizzazione alternati a fasi di remissione e di cui non si conosce la causa - spiega Valentina Ferracuti, presidente Amici Italia -. L'età in cui più frequentemente insorgono va dai 20 ai 40 anni, ma l'esordio può avvenire a qualsiasi età, anche in bambini di uno o due anni". "L'incidenza di queste patologie è in netto aumento - continua Claudio Romano, presidente della Società Italiana di Gastroenterologia Pediatrica -. Dal punto di vista geografico, sono più colpiti i paesi industrializzati".

L'ipotesi, aggiunge Flavio Caprioli, segretario dell'Italian Group for the Study of Infiammatory Bowel Disease, "è che all'origine della malattia ci sia una reazione immunologica abnorme da parte dell'intestino nei confronti di antigeni. Questo può accadere per un'alterata interazione tra fattori genetici e ambientali non bene identificati".

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L'indagine, presentata al ministero della Salute, ha coinvolto 1.350 pazienti. Ne è emerso, precisa Salvo Leone, direttore Amici Italia, "che per quasi il 72% la malattia influisce sulle capacità di lavorare e l'80% di chi frequenta la scuola o l'università è costretto ad assentarsi più volte". Inoltre quasi il 30% fa fatica ad essere visitato quando ha un'urgenza. Il 17% ha difficoltà a programmare una visita di controllo per via delle attesa. "Tra le difficoltà vi è anche quella della diagnosi e dell'accesso alle terapie. Per questo, è - conclude - importante rivolgersi ad esperti dei centri di eccellenza".

Le malattie croniche intestinali, ha detto il ministro della Salute Orazio Schillaci, intervenendo al convegno, "vanno seguite con attenzione perché c'è un incremento nella fascia d'età tra i 20 e i 40 anni, quindi tra i giovani e tra le persone in età lavorativa". Su questa malattia complessa, ha aggiunto, c'era un tavolo dedicato istituito al ministero dall'allora sottosegretario Pierpaolo Sileri, e "ora stiamo lavorando alla sua riattivazione per portare soluzione adeguata a tutti i pazienti".

Per chi soffre di malattie infiammatorie intestinali così come in generale per tutti i malati cronici, ha sottolineato Schillaci, "con il decreto semplificazioni abbiamo reso la vita un po' più facile, rendendo ripetibile e valida fino a 12 mesi la ricetta dematerializzata per i pazienti cronici: così facendo abbiamo anche un po' diminuito il carico burocratico dei medici di medicina generale". Importante però anche offrire a tutti i malati le migliori novità terapeutiche possibili. Su questo fronte, ha concluso il ministro, "stiamo valutando nuove possibilità di cura per queste malattie e ne stiamo discutendo con le sottocommissioni dei Lea, che dovranno procedere all'aggiornamento dei Livelli Essenziali di Assistenza".

Per queste malattie, ha sottolineato Pierpaolo Sileri, primario dell'Unità di Malattie Infiammatorie croniche Intestinali dell'Irccs Ospedale San Raffaele di Milano, "non c'è prevenzione, ma un precoce riconoscimento dei sintomi e trattamenti in centri specialistici permettono di bloccare e tenerle sotto controllo". Di qui l'importanza della Giornata mondiale per promuovere "una maggior conoscenza nei confronti della popolazione generale e del personale sanitario". 

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