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Contratto medici: così gli aumenti e gli arretrati per bloccare l'esodo dei camici bianchi verso l'estero

Professione Redazione DottNet | 07/09/2023 15:45

Pronto a partire verso i Paesi arabi il primo contingente di 100 professionisti veneti, a seguire tra le Regioni in cui si registra il maggior esodo ci sono Lombardia ed Emilia Romagna

Come abbiamo anticipato, il contrato dei medici sembra avviato verso una soluzione positiva. Ciò comporterà un aumento degli stipendi pari a circa 241 euro lordi mensili, ai quali si sommano gli aumenti per i medici di pronto soccorso e l’ulteriore beneficio dello 0,22% previsto per il trattamento accessorio. Insomma, per i camici bianchi in prima linea si può arrivare fino a quasi 290 euro in più al mese. E poi ci sono gli arretrati. L’ultimo contratto è scaduto nel 2018. Quello che Aran e sindacati stanno trattando copre il triennio che va dal 2019 al 2021. Nel pubblico impiego, e i medici sono dipendenti pubblici, quando si rinnova un contratto vengono sempre pagati anche tutti gli arretrati. In questo caso ci sono quattro anni e nove mesi da recuperare. 

Secondo i calcoli dell’Aran, mediamente un medico riceverà oltre 6.

500 euro di arretrati, ai quali si aggiungono la una tantum dell’1,5 per cento della retribuzione decisa dal governo solo per quest’anno e altri fondi e indennità in grado di far lievitare il totale oltre i 10 mila euro. Ma la verità che a rallentare il negoziato tra l’Agenzia governativa presieduta da Antonio Naddeo e le sigle sindacali, non è mai stata la questione economica. A frenare le trattative sono state altre ragioni, la principale delle quali riguarda gli orari di lavoro dei camici bianchi negli ospedali e come le ore extra dei medici vengono retribuite. La questione è stata sollevata con forza nelle trattative dai due principali sindacati dei medici, Anaao-Assomed e Cimo-Fesmed, che hanno accusato senza mezzi termini, i datori di lavoro, ossia le Regioni, di pretendere dai medici centinaia di migliaia di ore di lavoro a titolo gratuito. E questa sarebbe una delle principali ragioni che stanno determinando la fuga dei camici bianchi dagli ospedali.

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Infatti negli ultimi tre mesi, già in 500 si sono detti disponibili a lasciare l'Italia. Pronto a partire il primo contingente di 100 professionisti veneti, a seguire tra le Regioni in cui si registra il maggior esodo ci sono Lombardia ed Emilia Romagna. Un trend che si ritrova anche in Europa, ma con cifre decisamente più basse: complessivamente 50 tra medici e altro personale sanitario, contando tutti gli altri Paesi Ue. Le motivazioni sono presto dette: stipendi doppi e tripli, con una retribuzione per i medici che in Arabia si aggira tra i 14mila e 20mila euro al mese, tra i 3mila e i 6mila quella degli infermieri. «In più - spiega ancora il presidente dell'Amsi - vengono corrisposti casa, servizi, inserimento scolastico per i figli, agevolazioni fiscali e burocrazia snella e veloce».

La tendenza non accennerà certo a diminuire: si stima che in Arabia Saudita entro il 2030 ci sarà bisogno di 44mila medici e 88mila infermieri, a causa della crescita demografica e all'avanzare dell'età media della popolazione. Qui, già il 90% dei sanitari sono di origine straniera e l'acquisizione dei professionisti italiani - notoriamente dotati di una grande formazione - rappresenta per questi Paesi un investimento di valore. Come riporta il Corriere della Sera, le specializzazioni più richieste ai medici sono Dermatologia, Chirurgia generale, Ortopedia, Gastroenterologia, Ginecologia, Pediatria, Oculistica, Emergenza-urgenza, Chirurgia plastica, Otorinolaringoiatria. Un’emergenza della quale le stesse Regioni, il vero convitato di pietra della trattativa, sono costrette a prendere atto. I pronto soccorso sono sguarniti, e gli ospedali sono costretti sempre più spesso a ricorrere a medici a gettone pagati a carissimo prezzo per coprire turni ormai divenuti ingestibili.

I sindacati chiedono non solo che le ore extra richieste ai medici siano ridotte e limitate al massimo a 50 l’anno, così come i turni di guardia e le reperibilità, ma soprattutto che si cambi il meccanismo di remunerazione di questi orari extra. «Oggi», spiega Pierino Di Silverio, segretario generale di Anaao-Assomed, «l’articolo 65 del contratto prevede che nei fondi di risultato può essere ricompreso anche il lavoro aggiuntivo. Noi chiediamo che esca dagli obiettivi». La ragione è che, secondo i medici, gli obiettivi e i risultati dovrebbero essere raggiunti durante l’ordinario orario lavorativo. Se invece il lavoro extra viene ricompreso tra i “premi” si finisce per pagare gli straordinari con soldi che già sono dei medici. Un paradosso. Dall’altro lato se gli orari extra fossero ridotti troppo, gli ospedali non riuscirebbero a coprire i turni perché i medici in servizio sono troppo pochi. Dalla soluzione di questo rebus uscirà il nuovo contratto.

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