Canali Minisiti ECM

Pronto Soccorso, gli accessi aumentano (previsti 19 milioni nel 2024). Ecco che cosa non funziona e cosa fare: il filtro dei medici di famiglia

Sanità pubblica Redazione DottNet | 08/11/2024 17:47

Secondo l'indagine Simeu, piccoli segnali positivi per il boarding, la sosta dei pazienti in PS (anche in barella) in attesa del ricovero, se ci sono specifici provvedimenti

Quali sono i principali problemi del pronto soccorso? "Carenza di personale" (29%), "il boarding" - ovvero le attese dei pazienti, spesso sulle barelle, per avere un posto letto - (26%), "accessi impropri" (26%) e "aggressioni" (19%)". E' la fotografia dei 'mali' del pronto soccorso scattata dalla rilevazione della Simeu, la Società italiana di Medicina emergenza-urgenza, presenta a Roma dove si sta svolgendo l'Accademia dei direttori Simeu, appuntamento in cui si affrontano i problemi più cogenti dei pronto soccorso. I risultati della rilevazione condotta dalla società scientifica nei giorni 3, 4 e 5 novembre 2024 hanno lo scopo di descrivere - attraverso dati concreti - la situazione attuale inquadrata nel generale contesto del Servizio sanitario nazionale. Hanno risposto 80 centri rappresentativi di un numero di accessi di pronto soccorso nell’intero 2023 pari a 3.957.321, ovvero il 22% dei totali secondo i dati di confronto da Agenas.

"I temi maggiormente dibattuti, come gli accessi 'impropri' o le aggressioni, sono considerati dai professionisti di minor importanza rispetto alla necessità di rinforzare gli organici con lo scopo di garantire una migliore qualità di cura ed assistenza e di diminuire il carico di lavoro sui singoli operatori e, di conseguenza, anche lo stress psicofisico dei professionisti - spiega Beniamino Susi, vice presidente Simeu.

La rilevazione della Simeu ha anche indagato i motivi di disaffezione dei medici: 1) Stress lavoro-correlato, (29%); 2) Insufficienza valorizzazione economica, (26%); 3) Qualità della vita, (23%); 4) Rischio medico-legale, (22%). Secondo Antonio Voza, segretario nazionale Simeu: “Lo stress correlato ad un’attività intensa è anche l’elemento più critico in assoluto che definisce la disaffezione dei medici al lavoro in pronto soccorso prima ancora che la valorizzazione economica”. L’indagine di Simeu conferma che i Pronto Soccorso italiani stanno reggendo il peso di condizioni di cronicità e socio-assistenziali, che in diversi casi potrebbero trovare risposte fuori dall’ospedale. Sempre più pazienti che arrivano in Pronto Soccorso, secondo i direttori che hanno partecipato all'indagine Simeu,  richiedono un maggior impegno «gestionale», inteso come peso organizzativo, necessità di risorse, tempi di permanenza, carico assistenziale. Tra loro ci sono le persone che soffrono di più patologie croniche (citate dal 27% dei direttori di PS); e poi: per il 26% dei direttori sono pazienti con una prevalente componente assistenziale; per il 25% dei direttori PS sono pazienti con patologia oncologica prevalente; secondo il 22% sono pazienti con patologia psichiatrica prevalente.

Per quanto riguarda il boarding, i direttori dei Dea, dipartimenti di emergenza-urgenza, hanno dichiarato che nel 2024 rispetto al passato: "Il 10% delle strutture non costituisce un problema; nel 54% si registra un incremento; nel 30% l’incremento avviene, nonostante siano stati presi provvedimenti organizzativi; nel 36% il boarding è diminuito, grazie a specifici provvedimenti organizzativi; nel 24% non è stato preso alcun provvedimento". "Il dato confortante è che il 36% dei centri registra una diminuzione, il che dimostra che esistono margini di miglioramento che devono essere maggiormente esplorati. Nonostante il problema continui ad essere in sostanziale crescita nella maggioranza dei casi questo valore, associato all’incremento degli accessi, delinea un futuro di maggior impegno per le strutture dell’Emergenza urgenza", afferma Andrea Fabbri, ufficio di presidenza Simeu.

Sempre dalla rilevazione i direttori dei pronto soccorso chiedono: "1) Maggior attività di filtro da parte della Medicina generale, (28%); 2) Attivazione di ambulatori ad accesso diretto, (25%); 3) Più efficace e precoce presa in carico di pazienti dimissibili, (24%): 4) Diminuzione dei tempi d’attesa per esami diagnostici, (23%)". "Si evidenzia come le liste d’attesa, argomento centrale degli ultimi anni, siano considerate meno impattanti rispetto ad altri elementi quali la possibile azione di filtro della Medicina generale o la presa in carico precoce di pazienti in uscita dall’ospedale" avverte Fabio De Iaco, Presidente Simeu.

Tra le necessità più importanti "anche la possibilità di indirizzare altrove, sin dal triage, pazienti a minor priorità e la gestione separata dei codici minori affidata ad altre figure professionali", ribadisce la Simeu. Nel dettaglio, i direttori di pronto soccorso ritengono urgenti: "1) Rinforzo degli organici, (28%); 2) Diminuzione del boarding, (26%); 3) Possibilità di indirizzare altrove i pazienti a minor priorità, (24%); 4) Gestione separata dei codici minori, (22%)". Per quanto riguarda la tipologia di paziente si è rilevato che "il maggior impegno gestionale - inteso come peso organizzativo, necessità di risorse, tempi di permanenza, carico assistenziale - è rappresentato da: 1) Pazienti cronici multi patologici, (27%); 2) Pazienti a prevalente componente assistenziale, (26%); 3) Pazienti a patologia prevalente oncologica, (25%); 4) Pazienti a patologia prevalente psichiatrica, (22%)".In conclusione per la Simeu, "emerge con grande evidenza che i pronto Soccorso italiani stanno funzionando da tampone dell’intero sistema, reggendo il peso di condizioni di cronicità e socio-assistenzialità che non avrebbero alcun motivo di essere gestiti dalla Medicina d’emergenza urgenza se non per l’insufficienza delle strutture che dovrebbero essere deputate a tali scopi".

La crisi dei Pronto Soccorso ha peggiorato le condizioni in cui operano ogni giorno medici e infermieri dell’emergenza urgenza; allo stesso tempo, è diminuita la percezione di un’adeguata qualità di servizio e cura ai pazienti, un disagio avvertito tanto dagli operatori quanto dai cittadini. Da qui la decisione di Simeu di promuovere il progetto «Aver cura» per rafforzare il rapporto di fiducia e l’alleanza tra pazienti e medici, infermieri e personale sanitario in prima linea nell’ambito dell’emergenza urgenza. Sono stati studiati e mandati ai direttori sanitari delle Regioni due questionari, uno per pazienti e parenti e l’altro per gli operatori sanitari, al fine di capire difficoltà e bisogni. Ebbene, dalle risposte che hanno dato i pazienti è emerso che due su tre si sono recati in Pronto Soccorso almeno 3 volte in un anno; il 41% non ha ancora compreso a cosa serva il triage; il 61% non è a conoscenza del passaggio a 5 codici colore; il 49% ha atteso più di 8 ore prima di essere ricoverato, il 61% non ha avuto vitto in PS. Dice la responsabile del progetto «Aver Cura», Daniela Pierluigi, che fa parte del Consiglio Nazionale Simeu: «La maggior parte delle persone non sa che cosa sia il codice di priorità di ingresso triage, a chi spetti la classificazione di gravità in Pronto Soccorso e, fatto ancora più grave, non è a conoscenza che oggi è in vigore il sistema unico a cinque codici».

Commenti

Rispondi
1 Risposte Rispondi
Rispondi
Rispondi

I Correlati

Dal1° gennaio 2025, ai sensi dell’articolo 33 del decreto, partirà una sperimentazione che durerà un anno, in 9 province italiane. Dal 2026 interesserà tutto il Paese

Indagine pubblicata su ERJ Open Research

Primi dati ministero Salute, male Sicilia, Calabria e V. d'Aosta

Nel nuovo regolamento le tariffe orarie e le garanzie sui requisiti

Ti potrebbero interessare

Più formazione per vincere sfida arresto cardiaco improvviso

I vaccini sono adattati alla variante JN.1. Possibile la co-somministrazione dei nuovi vaccini aggiornati con altri

Bellantone: "la sicurezza dell’assistito è un pilastro fondamentale della qualità delle cure ed è un diritto inalienabile di ogni persona"

"Uso corretto delle risorse non avviene in tutte le regioni"

Ultime News

Tra i premiati presenti i rappresentanti della sanità nazionale e internazionale, professionisti del settore, giornalisti, operatori sanitari, direttori generali e associazioni di categorie

Dal1° gennaio 2025, ai sensi dell’articolo 33 del decreto, partirà una sperimentazione che durerà un anno, in 9 province italiane. Dal 2026 interesserà tutto il Paese

ll paziente, affetto da insufficienza renale cronica in trattamento dialitico da 10 anni, è rientrato a casa dopo 5 giorni di degenza con ottima funzione renale e in eccellenti condizioni generali

Indagine pubblicata su ERJ Open Research