Seguono fra gli ospedali il S. Camillo di Roma (7%), il Cervello di Palermo (5,3%) e l’ospedale di Cosenza (5%). Fra le strutture universitarie dopo Tor Vergata il S. Andrea di Roma (11%), l’Umberto I (5,5%) e l’ospedale senese (4,9%)
Freddo, influenza e altri virus portano tante persone nelle stanze dei Pronto Soccorso, dove purtroppo qualcuno resta più a lungo di quanto è possibile sopportare. Si possono trascorrere anche più di due giorni in attesa di un letto libero in reparto.
Il Portale statistico dell’Agenzia per i servizi sanitari (Agenas) ha stilato una classifica delle strutture più efficienti.
L'indicatore preso in considerazione rappresenta la percentuale di accessi in PS con un elevato tempo di permanenza tra l’entrata e la dimissione. Un valore elevato dell'indicatore viene interpretato, appunto, negativamente, in quanto rappresenta una maggiore percentuale di accessi con tempo di permanenza maggiore o uguale a 48 ore.
Al contrario, le strutture migliori fra quelle ospedaliere risultano il Brotzu di Cagliari (0%), l’ospedale di Perugia (0,1%), il San Croce e Carlo di Cuneo (0,2%) e Papardo di Messina (0,2%). Fra le universitarie i policlinici di Milano e di Pavia con lo 0%, Padova sempre con lo 0% e G. Martino di Messina (0,2%). C’è poi un altro indicatore rilevante: quello sugli ‘abbandoni’ del Pronto soccorso. L’Agenas spiega che esso rappresenta la percentuale di episodi in cui i pazienti che accedono al PS, soprattutto in caso di attese prolungate, lasciano la struttura ospedaliera prima delle cure o prima della dimissione.
Gli episodi di abbandono sono significativi in quanto, da un lato comportano un dispendio di risorse ed energie dedicate a pazienti che poi non concludono il loro iter diagnostico-terapeutico e dall’altro manifestano la percezione della qualità del servizio da parte dell’utente. Un valore elevato dell'indicatore viene interpretato anche qui negativamente, in quanto esprime una maggiore percentuale di abbandoni del PS. E il record negativo se lo aggiudicano fra gli ospedali il Cervello di Palermo (24%), l’ospedale Dei Colli di Napoli (19,6%), il Civico Benfratelli di Palermo (18,9%) e il Garibaldi di Catania (12%). Fra le strutture universitarie maglia nera al G.Martino di Messina (17,4%), al policlinico Tor Vergata di Roma (15,7%), al Giaccone di Palermo (14%) e al Riuniti di Foggia (13,7%). Bene invece il S.Maria di Terni (0,3%), il S. Carlo di Potenza (1,9%) e l’ospedale di Perugia (4%) insieme al policlinico di Pavia (0,3%), l’ospedale universitario di Padova (1,1%) e il policlinico di Milano (1,2%).
"La visione ospedalocentrica è sempre più inadeguata e lascia spazio alla medicina di prossimità. Non basta più curare chi arriva: occorre prevedere, intervenire prima, investire nella medicina di iniziativa"
"Attualmente il 20-30% dei Pronto soccorso hanno medici provenienti da cooperative nei propri organici, ed in alcune strutture i 'medici a gettone' arrivano a coprire fino all'80% dei turni"
"i nostri infermieri sono costretti ad assistere anche 14 pazienti per turno. Nelle prossime settimane in Lombardia, Campania, Veneto, Piemonte, Sardegna e Sicilia, rischiamo di avere due soli operatori"
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