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Corte Costituzionale, i medici di famiglia in pensione possono essere richiamati per coprire l'assistenza sanitaria nelle zone disagiate

Professione Redazione DottNet | 22/06/2025 19:05

Secondo la Consulta, si tratta di una misura straordinaria e temporanea giustificata dalla necessità di tutelare il diritto alla salute

La sentenza della Corte costituzionale è una vittoria per la Regione. La legge sarda che consente il rientro in servizio su base volontaria dei medici di base in pensione, impugnata dal governo Meloni, per i giudici della Consulta è pienamente legittima. La norma, spiega la sentenza, nasce dalla necessità di assicurare assistenza ai cittadini delle zone disagiate, sprovviste del medico di medicina generale: ha quindi una funzione di tutela del diritto alla salute nell’ambito della quale la Sardegna ha esercitato le sue competenze. La disposizione regionale era stata introdotta con la legge n. 12 del 2024 e modificava la precedente normativa regionale del 2023.

In particolare, la legge impugnata consentiva, fino al 31 dicembre 2024, il ricorso a medici di medicina generale pensionati – anche con contratti libero-professionali – da parte delle Aziende sanitarie locali, per attuare progetti straordinari di assistenza primaria e continuità assistenziale nei cosiddetti “ambulatori di comunità territoriale”.

Ai medici coinvolti viene anche riconosciuta la possibilità di utilizzare i ricettari per prescrizioni mediche. Secondo il ricorso presentato dal Governo, la norma regionale violerebbe le competenze statali in materia di ordinamento civile e si porrebbe in contrasto con l’Accordo Collettivo Nazionale (ACN) del 2024, che vieta l’attività convenzionata ai medici già in quiescenza.

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Tuttavia, la Consulta ha respinto tale interpretazione, riconoscendo che la disposizione regionale ha finalità organizzative e mira a garantire il diritto alla salute nelle aree più disagiate. La Corte ha sottolineato che, pur nella necessità di garantire uniformità nella regolazione del rapporto di lavoro dei medici di medicina generale, le Regioni possono adottare misure straordinarie e temporanee per rispondere a situazioni critiche locali. Negare tale possibilità – si legge nella motivazione – significherebbe “impedire alle Regioni di intervenire con propri strumenti per evitare che contingenti criticità nell’erogazione dell’assistenza primaria determinino il sacrificio dell’effettività del fondamentale diritto alla salute”.


 

Parole accolte con soddisfazione dalla presidente Alessandra Todde e dall’intera maggioranza, convinte fin da subito di poter vincere il braccio di ferro col governo. Non è un caso che una settimana fa, prima ancora di conoscere la sentenza della Consulta, il consiglio regionale abbia dato l’ok alla proroga per tutto il 2025 della legge che consente il rientro in servizio su base volontaria dei medici di famiglia a riposo. “La decisione della Corte ci soddisfa, continuiamo a lavorare a testa alta nel solo interesse della Sardegna”, commenta la presidente Alessandra Todde. Sulla stessa linea l’assessore alla Sanità Armando Bartolazzi che spiega: “Abbiamo agito in via emergenziale per tutelare il diritto alla salute dei sardi. L’Isola si dimostra apripista di buone prassi che potranno ora essere adottate anche da altre regioni italiane”.

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