
Il Governo rinuncia al blocco dell’aumento dei requisiti anagrafici e contributivi per la pensione: dal 2027 scatteranno tre mesi in più, suddivisi in due tappe, con impatti significativi soprattutto per i lavoratori pubblici vicini alla pensione di vecchiaia.
Sembra ormai certo che la promessa di bloccare l’aumento dei requisiti per il conseguimento della pensione di vecchiaia (ed anche di quella di anzianità) non si concretizzerà. Prima dell’estate il Governo aveva infatti garantito che avrebbe congelato lo scatto in avanti di tre mesi che derivava dall’aumento dell’aspettativa di vita certificato dall’Istat; ma questa determinazione si è poi infranta contro la concretezza dei conti della Ragioneria Generale dello Stato, che in caso di blocco quantificava in oltre 3 miliardi l’aumento della spesa pensionistica.
Va precisato che la decisione in questo senso non riguarda la legge di bilancio per il 2026 che ha da poco iniziato il suo iter parlamentare. L’aumento dei requisiti pensionistici deve infatti essere contenuto in un decreto ministeriale che vedrà la luce prima della fine del 2025, ma riguarderà le pensioni con decorrenza 2027. I requisiti nel 2026 resteranno quindi comunque invariati.
Dalle parole del Ministro dell’Economia sembra di capire che il decreto sarà emesso con i contenuti e nei tempi previsti dalle norme e conterrà appunto l’aumento di tre mesi dell’età richiesta per il pensionamento anticipato e di vecchiaia a partire dal 2027.
Nella legge di bilancio per il 2027, però, il Governo è dell’opinione di inserire una norma che suddividerà questo aumento in due tranche: un mese in più nel 2027 ed altri due nel 2028.
In sostanza, quindi, lo scenario più probabile dovrebbe essere questo: nel 2027 per le pensioni di vecchiaia dovrebbe essere richiesta un’età anagrafica di 67 anni e 1 mese, sia per gli uomini che per le donne. La pensione di anzianità richiederebbe invece (anziché gli attuali 42 anni e 10 mesi di contribuzione) 42 anni e 11 mesi di contributi, più tre mesi di finestra di uscita. Verrebbe mantenuto lo sconto di un anno (41 anni e 11 mesi) per le donne.
Nel 2028 l’aumento si perfezionerebbe: per la vecchiaia occorreranno 67 anni e 3 mesi, per la pensione anticipata 43 anni e 1 mese (42 anni e 1 mese per le donne).
Come abbiamo già avuto occasione di precisare, la pensione di vecchiaia rimane un obiettivo centrale per tutti i medici e gli odontoiatri dipendenti pubblici in possesso di contribuzione precedente al 1996: infatti soltanto accedendo alla pensione di vecchiaia rimane applicabile la vecchia tabella, che prevede maggiorazioni importanti sul trattamento, legate all’ultimo stipendio percepito. Andando in pensione anche soltanto un mese prima dell’età di vecchiaia, si applica la nuova tabella dei rendimenti, con un taglio dell’importo finale che può arrivare fino al 15%. Ecco perché, anche stringendo i denti, vale la pena arrivare alla fatidica soglia della vecchiaia.
Avremo modo di monitorare nelle prossime settimane le dichiarazioni e soprattutto i passi concreti dell’esecutivo su questa materia, che così pesantemente incide sulla vita di molti.
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