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Infarto curato come bronchite: via al processo contro il medico

Professione | 19/11/2009 20:24

Un donna di 64 anni, Giacomina Pierucci, si presentò dal suo medico curante con dolori trafittivi al torace e irradiati al braccio sinistro, ma il medico le diagnosticò - per l'accusa - una forma influenzale anzichè un infarto in atto, infarto che tre giorni dopo la portò alla morte.

Per il medico, la dottoressa L.G., 51 anni, il Pm Stefano Garuti ha chiesto la condanna ad un anno e due mesi nel processo per omicidio colposo in corso davanti al Giudice monocratico di Bologna Manuele Melloni. La sentenza è prevista per il 14 gennaio dopo che il 17 dicembre avranno parlato i difensori del medico. Secondo i difensori del medico, avv.Mario Carpani e Luca Sirotti, la signora in realtà riferì solo di un dolore alla schiena. Il decesso avvenne all'ospedale di Loiano, sull'appennino bolognese, il 23 agosto 2002.

L'infarto - come ha ricostruito anche il legale di parte civile che assiste i familiari della donna, avv.Francesca Mavilla - le venne diagnosticato solo la sera del 22 al pronto soccorso dell'ospedale, malgrado la Pierucci si fosse fatta visitare a Monghidoro dal medico curante il 20. Le venne diagnosticata - ha spiegato l'avv.Mavilla - una riacutizzazione bronchitica e le vennero prescritti antinfiammatori e miorilassanti. Malgrado questo continuò ad accusare fortissimi dolori.

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Il medico il giorno dopo, 21 agosto, la visitò di nuovo prescrivendole raggi al torace che vennero fatti in giornata. L'indomani il convivente di Giacomina Pierucci portò i referti a L.G. che confermò la propria analisi prescrivendo antibiotici. L'uomo chiese ulteriori esami, ma - secondo quanto riferito - il medico ripose che la signora non doveva essere ansiosa e che sarebbe guarita a breve. La sera del 22 però la situazione precipitò e familiari accompagnarono la donna all'ospedale dove venne immediatamente ricoverata per infarto miocardico acuto in atto. All' 1.45 di notte cessò di vivere. Come ricordato sia dal Pm Garuti che dall'avv.Mavilla, la donna aveva diversi fattori di rischio: era ipertesa, dislipidemica (alterazione della quantità di grassi nel sangue), fumatrice, in eccesso di peso e suo padre era morto per un infarto miocardico acuto a 50 anni.

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