Sono 25 i farmaci in sviluppo per la cura dell'epatite C e, di questi, due sono i più vicini al traguardo: 'agiscono direttamente sul virus, ma non potranno ancora sostituire i farmaci tradizionali per questa malattia, ha detto oggi a Roma il direttore del Dipartimento del farmaco dell'Istituto Superiore di Sanità, Stefano Vella, a margine del convegno nazionale sui virus dell'epatite C e dell'Aids. I farmaci anti-epatite C in corso di registrazione negli Stati Uniti e in Europa sono inibitori della proteasi e inibitori della polimerasi. Entrambi agiscono bloccando l'azione di enzimi fondamentali per la replicazione del virus nell'organismo. Sono farmaci che, secondo Vella, potrebbero avere una portata rivoluzionaria, confrontabile a quella che nel 1996 hanno avuto gli inibitori della proteasi per l'Aids.
'Tuttavia - ha proseguito Vella - ancora per molto tempo non potremo fare a meno dei farmaci tradizionali, ossia l'interferone e la ribavirina'. Il loro meccanismo d'azione non è infatti ancora chiaro e per studiare la combinazione ottimale fra vecchie e nuove cure è al nastro di partenza presso l'Istituto Superiore di Sanità una 'piattaforma' che coinvolge infettivologi ed epatologi. 'L'idea è di non bruciare i nuovi farmaci e di evitare che compaiano resistenze: 'il virus Hcv ci mette un attimo a diventare resistente se i farmaci sono utilizzati male', ha osservato Vella.
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