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Il 64% delle ricette mediche prescrive i farmaci più costosi perché sulla lista di trasparenza manca il prezzo al pubblico

Farmaci Redazione DottNet | 13/03/2011 11:21

I principi attivi non piùcoperti dal brevetto e che rientrano nella 'lista di trasparenza' dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) sono oggi 224.Appartengono a 83 aree terapeutiche e in tutto contano 4.052 medicinali. Di questi, ben 3.024 (il 75% del totale) hanno un prezzo al pubblico analogo a quello di riferimento rimborsato dal Ssn, e 33 lo hanno addirittura inferiore.Il prezzo dei rimanenti 995 farmaci (il 25%) èinvece superiore a quello rimborsato dal Ssn: chi li preferisce agli altri deve quindi pagare la differenza.

 C’è però un’anomalia: dalla banca dati Sfera risulta che il 64% delle ricette medicheriguarda proprio i farmaci piùcostosi, che costituiscono addirittura il 71% della spesa complessiva. Ad esempio, in commercio ci sono 21 confezioni di ramipril (contro l'ipertensione): 18 sono gratuite e tre hanno la differenza da pagare. Ebbene, il 77% delle confezioni dispensate sono proprio queste tre piùcostose.Ci si domanda quindi: perchémolti farmaci un tempo chiamati 'salvavita' non sono piùdel tutto gratuiti come dovrebbero? Molto dipende dalla stessa lista di trasparenza pubblicata ogni mese dall'Aifa: èorganizzata per principio attivo, tipologia, dose, numero di unitàposologiche e prezzo di riferimento, quello cioèrimborsato dal Ssn.

Manca peròil prezzo al pubblico, che spesso non coincide con quello rimborsato.Quando il medico consulta la lista non vede quindi il costo dei medicinali, e non puòinformarne il paziente. Che paga l'eventuale differenza di prezzo, con pochi centesimi fino a 50 euro. E' vero che il farmacista gli suggerisce il generico gratuito, ma il cliente spesso teme che non sia proprio lo stesso.

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E paga. E allora perchédi questi farmaci i piùprescritti hanno un prezzo superiore a quello rimborsato dal Ssn? Per prima cosa, i medici non conoscono le differenze di prezzo, visto che la lista di trasparenza non le riporta. Poi, molti di loro sono affezionati ai prodotti di marca, anche quando perdono il brevetto. In più, i farmacisti non sono sempre cosìzelanti da informare i clienti circa le alternative a minor costo.Un'altra ipotesi riguarda le indicazioni terapeutiche dei generici, spesso sottodimensionate rispetto a quelle del farmaco originatore branded. Per ciascuna indicazione le aziende devono avviare una pratica formale piuttosto costosa. Di conseguenza, per risparmiare ne riducono il numero. E cosìun generico con dieci potenziali indicazioni terapeutiche finisce per riportarne solo due sul foglietto illustrativo.Ciònaturalmente confonde i medici, giàportati a preferire il farmaco di marca,ei pazienti. E penalizza il mercato dei generici, che andrebbe invece sostenuto.

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