Il medico è tenuto al rispetto delle Dat ed è esente da responsabilità civile o penale
Per depositare le proprie disposizioni sul fine vita ci si dovrà rivolgere a un notaio o pubblico ufficiale ma sarà possibile farlo anche davanti a un medico del Servizio sanitario nazionale. Le volontà sono sempre revocabili ed ognuno potrà disporre il rifiuto dei trattamenti sanitari, incluse la nutrizione e l'idratazione artificiali. In 5 articoli il ddl sulle 'Disposizioni anticipate di trattamento' (Dat), o Biotestamento, approvato ieri dalla commissione Affari sociali, regolamenta le decisioni sul fine-vita.
Nei primi due articoli si definiscono il consenso informato e la posizione dei minori e incapaci, per i quali si prevede un rappresentante legale o un amministratore di sostegno.
E sempre questo articolo stabilisce la 'vincolatività' delle Dat per il medico: "Il medico - si legge - è tenuto al rispetto delle DAT le quali possono però essere disattese, in tutto o in parte, dal medico, in accordo con il fiduciario, qualora sussistano terapie non prevedibili all'atto della sottoscrizione, capaci di assicurare possibilità di miglioramento delle condizioni di vita". Il medico è dunque tenuto a rispettare la volontà del paziente e "in conseguenza di ciò - si afferma - è esente da responsabilità civile o penale".
Sempre questo articolo stabilisce poi le modalità di espressione della propria volontà: "Le DAT devono essere redatte per atto pubblico o per scrittura privata, con sottoscrizione autenticata dal notaio o da altro pubblico ufficiale o da un medico dipendente del Servizio sanitario nazionale o convenzionato. Nel caso in cui le condizioni fisiche del paziente non lo consentano, possono essere espresse attraverso videoregistrazione o dispositivi (...). Con le medesime forme sono rinnovabili, modificabili e revocabili in ogni momento". In caso di emergenza o di urgenza, precisa inoltre il ddl, "la revoca può avvenire anche oralmente davanti ad almeno due testimoni". L'articolo 4 è invece focalizzato sulla "Pianificazione condivisa delle cure": "Nella relazione tra medico e paziente, rispetto all'evolversi delle conseguenze di una patologia cronica e invalidante o caratterizzata da inarrestabile evoluzione con prognosi infausta - si legge - può essere realizzata una pianificazione delle cure condivisa tra il paziente e il medico, alla quale il medico è tenuto ad attenersi qualora il paziente venga a trovarsi nella condizione di non poter esprimere il proprio consenso o in una condizione di incapacità"
Il primo via libera al ddl sulle Disposizioni anticipate di trattamento (Dat), o Biotestamento, è arrivato nella tarda serata di venerdì scorso: la commissione Affari sociali della Camera ha approvato il testo che, in 5 articoli, regolamenta le decisioni sul fine-vita, ma il prezzo è stata la rottura con il fronte trasversale dei deputati cattolici, che hanno abbandonato la commissione prima del voto e presentato un ricorso alla Presidenza della Camera. A dividere è, su tutto, la prevista possibilità per il soggetto di decidere lo stop per i trattamenti di nutrizione e idratazione artificiali. Una serata di tensione che ha visto i deputati cattolici abbandonare la commissione riunita in seduta notturna per terminare la discussione sugli emendamenti e garantire l'approdo in Aula del testo il 27 febbraio. L''accusa' dell'opposizione è quella di aver impedito il dibattito e di aver fatto decadere 93 emendamenti su 102 presentati per effetto di un maxi emendamento del Pd. Versione contestata dal presidente della commissione Mario Marazziti, che sottolinea come "nessuna forzatura, colpo di mano o emendamento-canguro abbia avuto luogo e siano stati invece garantiti tutti gli spazi di approfondimento".
La rottura, però, appare difficilmente ricomponibile e riguarda proprio i principi 'cuore' della legge, a partire dalla possibilità per ogni persona maggiorenne di esprimere attraverso le Dat, e in previsione di una eventuale futura condizione di incapacità, "il consenso o il rifiuto rispetto a scelte diagnostiche o terapeutiche, ivi comprese le pratiche di nutrizione e idratazione artificiali". Altro punto che divide è poi la 'vincolatività' per il medico, che "è tenuto a rispettare la volontà del paziente di rifiutare il trattamento sanitario", a meno che "non sussistano terapie non prevedibili all'atto della sottoscrizione delle Dat capaci di assicurare possibilità di miglioramento delle condizioni di vita". Per i deputati cattolici il ddl, così formulato, apre infatti la strada alla "eutanasia per omissione". L'entusiasmo per i diritti civili, affermano, "non può mettere in discussione il primo dei diritti umani, il diritto alla vita". Parla di "partito della morte", in riferimento a Pd e M5S, il deputato della Lega Alessandro Pagano, mentre la presidente dei senatori di Area popolare Ncd-Centristi per l'Europa, Laura Bianconi, assicura che "sarà bloccato questo attacco al diritto alla vita". E "meraviglia - sottolinea Eugenia Roccella (Idea) - che ci siano pochissime voci di dissenso all'interno del Pd su una legge molto aperta a scivolamenti eutanasici, inapplicabile sul piano tecnico e che non garantisce né la libertà del paziente né quella del medico".
Critiche arrivano anche dal Movimento cristiano dei lavoratori.
Sul fronte opposto il Pd, il cui capogruppo alla Camera, Ettore Rosato, afferma che "questa è una legislatura straordinaria per il lavoro svolto sui diritti". Parla di "passo avanti importante con una normativa non invasiva ed equilibrata" la deputata Pd Delia Murer, così come Pia Locatelli (Psi), mentre la relatrice al ddl, Donata Lenzi, assicura che in Aula "si potranno naturalmente apportare miglioramenti al testo, ma senza stravolgerlo nei contenuti". Plaude anche l'Associazione Luca Coscioni e la Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo) dice sì al ddl a patto che si realizzi un "connubio tra legge e deontologia". Il ddl passerà ora alle commissioni Giustizia e Affari costituzionali e approderà in Aula, come previsto e dopo un primo rinvio, il prossimo 27 febbraio.
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