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Combinazione terapeutica atezolizumab-bevacizumab per tumore al rene

Oncologia Redazione DottNet | 24/02/2017 18:30

L'abbinamento tra i due farmaci ha dimostrato un profilo di sicurezza gestibile nei pazienti con carcinoma renale metastatico

Il  Genitourinary Cancers Symposium IMmotion150 è stato l'occasione per presentare il primo studio clinico randomizzato disegnato per valutare la combinazione di atezolizumab e bevacizumab nel trattamento di prima linea del RCC (renal cell carcinoma) metastatico. I dati dello studio hanno dimostrato che l’immunoterapico atezolizumab e l’antiangiogenico bevacizumab possono essere combinati con un profilo di sicurezza gestibile. Incoraggianti anche i risultati relativi all’efficacia della combinazione rispetto a sunitinib (terapia standard) nei pazienti che presentato un’aumentata espressione della proteina PD-L1. IMmotion150 è uno studio di Fase II che ha confrontato atezolizumab associato a bevacizumab, atezolizumab in monoterapia e sunitinib in monoterapia in pazienti con carcinoma a cellule renali localmente avanzato o metastatico (mRCC), non precedentemente trattato.

I dati hanno dimostrato che nei pazienti con aumentata espressione di PD-L1 trattati con atezolizumab più bevacizumab, il rischio di peggioramento della malattia o di decesso (PFS) si è ridotto del 36% rispetto ai soggetti trattati con sunitinib in monoterapia (PFS mediana: 14,7 vs 7,8 mesi; HR= 0,64; IC al 95%: 0,38-1,08). Nella popolazione intention-to-treat (ITT) non si è osservato un vantaggio significativo in termini di PFS rispetto a sunitinib (PFS mediana: 11,7 vs 8,4 mesi; HR = 1,00; IC al 95%: 0,69-1,45). La durata mediana della risposta (DoR) non è ancora stata raggiunta dopo 20,7 mesi di follow-up nei diversi bracci di trattamento. Gli eventi avversi nel braccio atezolizumab più bevacizumab erano paragonabili a quelli osservati nei precedenti studi con i singoli farmaci.

Questi risultati di fase II confermano il razionale scientifico a favore della potenziale combinazione atezolizumab-bevacizumab nei pazienti con questo tipo di carcinoma renale”, commenta Sandra Horning, MD, Chief Medical Officer e Head of Global Product Development di Roche. “C’è un urgente bisogno di nuove opzioni terapeutiche per i soggetti affetti da RCC avanzato, una malattia per cui attualmente solo una persona su dieci è ancora in vita cinque anni dopo la diagnosi.”

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fonte: roche
 
Sempre nel RCC, Roche ha avviato, inoltre, altri due studi. Il primo è uno studio di Fase III, IMmotion151 (NCT02420821), che valuta la combinazione atezolizumab più bevacizumab rispetto sunitinib in monoterapia nei pazienti con RCC localmente avanzato o metastatico, non precedentemente trattati. Il secondo è uno studio con l’immunoterapico atezolizumab come trattamento adiuvante.

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