Analisi della popolazione infantile sottoposta a trapianto di fegato nei primi 13 mesi di vita.
L’epatoblastoma affligge dallo 0.5 all’1.5 dei pazienti per 1 milione di individui, rappresenta il 79% dei tumori epatici maligni dell’età pediatrica ed è spesso legato ai tumori adrenocorticali. Sebbene la rimozione chirurgica sia il trattamento principale per combattere questa patologia, la chemioterapia gioca comunque un ruolo critico. Dopo il trattamento chemioterapico, infatti, l’80% dei casi diviene operabile mentre nei restanti casi l’unica opzione terapeutica possibile è il trapianto di fegato. Il trapianto epatico prevede la disponibilità di un organo proveniente da un donatore vivo o morto oltre ad uno studio approfondito del tasso di sopravvivenza e delle procedure di controllo durante il follow-up dopo l’intervento. Nello studio di Mehmet Hanifi Okur et al. sono stati presentati i risultati derivanti dall’osservazione di 10 pazienti pediatrici dell’ İstanbul Şişli Memorial Hospital Transplantation Center con epatoblastoma non rimovibile.
É stata così condotta un’analisi retrospettiva su pazienti pediatrici con diagnosi di epatoblastoma che sono stati sottoposti a trapianti di fegato in un periodo di tempo che va da gennaio 2009 a marzo 2014. Al fine di studiare al meglio la popolazione sono stati valutati: l’età, il peso, la chemioterapia, l’organo trapiantato, il tempo di ospedalizzazione, le complicanze, la durata del follow-up e le informazioni sulla sopravvivenza.
L’età media dei bambini arruolati è di 13.5 mesi con un peso medio di 10 Kg. I dati hanno evidenziato che:
Lo studio fa emergere la necessità di reperire donatori vivi, soprattutto laddove ci sia una bassa disponibilità di organi, per offrire una soluzione salvavita per bambini affetti da malattie epatiche gravi.
Fonte:
Mehmet Hanifi Okur et al. Liver Transplant in Children with Hepatoblastoma. Experimental and Clinical Transplantation (2017)
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