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Brexit: l'Italia in lizza con altri 18 Paesi per ospitare l'Ema

Aziende Redazione DottNet | 02/08/2017 16:27

In otto si contendono l'Eba. A settembre la valutazione di Bruxelles

L'Agenzia Europea dei farmaci (Ema) si sta preparando alla Brexit e al futuro trasloco nella città che verrà scelta come nuova sede. Per farlo ha dato il via ad un piano di continuità con cui gestire il carico di lavoro insieme ai problemi e criticità che possono sorgere con l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea e il trasferimento dell'agenzia.    "Prepararsi al trasloco, gestire in modo efficiente i necessari cambiamenti e affrontare problemi come la perdita di personale formato e con esperienza, richiede molte risorse interne", spiega Noel Wathion, capo della task force Ema impegnata sulla Brexit.

"In questo modo il processo di valutazione dei farmaci non verrà interrotto e i pazienti in Europa continueranno ad accedere a farmaci di alta qualità, sicuri ed efficaci", continua.

Il piano di continuità aiuterà l'Ema a prendere decisioni difficili per riallocare le risorse disponibili, mantenere le sue attività prioritarie nei prossimi anni, suddividendo compiti e attività in base al loro impatto sulla salute pubblica, secondo tre ordini di priorità. Al livello più basso ci sono alcune attività, che sono state temporaneamente sospese, come lo sviluppo dello European Medicines Web Portal, un portale di informazione su tutti i farmaci venduti nell'Ue, e di una roadmap per la trasparenza e la partecipazione. E' stata inoltre ridotta la partecipazione a convegni e conferenze.

Al secondo livello di priorità ci sono invece attività come la pubblicazione dei dati clinici e la promozione della disponibilità dei farmaci, che verranno mantenute il più a lungo possibile, mentre le attività di massima priorità, legate al monitoraggio della sicurezza dei farmaci, come le ispezioni, dovranno essere mantenute, perchè ogni interruzione può avere effetti immediati su sulla salute dei cittadini europei.

Sono 18 le città che contenderanno a Milano la possibilità di ospitare l'Agenzia del farmaco (Ema), oggi a Londra ma destinata al trasloco dopo la Brexit. In ogni caso nel primo quadrimestre del 2019. Chiuso il termine per la presentazione delle candidature, si fa quindi più chiaro il quadro della competizione, che vede in corsa città come Barcellona, Bratislava, Dublino, Vienna e Stoccolma. Otto invece le proposte per accogliere l'Autorità bancaria europea (Eba) con Francoforte data in vantaggio da molti, anche se dovrà fare i conti con concorrenti agguerriti come il Lussemburgo.

Che come arma di scambio negoziale evoca anche un vecchio accordo sulla cui base le istituzioni Ue legate alla finanza sarebbero dovute finire nel Granducato. Diversi anche i Paesi che hanno presentato candidature per entrambe le agenzie, da usare come leva nel negoziato. Come la Francia, che corre con Lille per il farmaco e con Parigi per le banche. O la Germania, rispettivamente con Bonn e Francoforte. Prossima tappa sarà una valutazione della Commissione Ue sulle offerte, il 30 settembre, basata sui criteri fissati dagli Stati: continuità operativa, collegamenti, scuole, accesso a lavoro e sanità per le famiglie e la distribuzione geografica delle agenzie.

La decisione finale a novembre dal Consiglio. Tra i suoi punti forti, l'Italia ha il numero relativamente basso di personale delle istituzioni europee, che la pone al ventesimo posto tra i 28. Due le agenzie già presenti sul territorio, l'Etf a Torino e l'Efsa a Parma. Anche Germania, Grecia, Olanda e Portogallo ne ospitano due, il Lussemburgo tre, Francia e Spagna cinque e il Belgio sette. Con i suoi 890 dipendenti più l'attività di lobbying, l'Ema è una torta appetitosa per l'indotto. Meno significativo l'impatto dei 189 impiegati dell'Eba, anche se qui, sottolineano negli ambienti diplomatici, conta il prestigio, perché "crescono le credenziali del Paese, che si presenta come hub finanziario".

Ancora da delineare lo scenario delle strategie, con ipotesi non verificate di scambi e accordi sottobanco che iniziano a circolare. C'è già chi mette in guardia su possibili mosse dell'asse franco-tedesco. Altri 'rumor' darebbero come avvantaggiata Bratislava. Per il momento, secondo fonti diplomatiche europee, "non siamo ancora nella fase delle alleanze strategiche". Come al mercato, però, nei dossier è scattata la gara al miglior offerente. C'è chi, come Amsterdam, propone soluzioni su misura per la sede, da costruire ex novo. Milano punta invece sull'iconico palazzo Pirelli. C'è chi taglia sul prezzo: Copenhagen offre un comodato gratuito per 20 anni, come il Lussemburgo, candidato per l'Eba. La Slovacchia la butta sul politico sottolineando nel dossier che dare l'Ema a Bratislava "sarebbe visto come atto di fiducia verso un nuovo membro", e porterebbe a "una maggiore coesione nell'Ue". Accontentarli, secondo molti, potrebbe essere essere un'arma per scardinare il blocco dei Paesi Visegrad.

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