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Aggressioni subite da quasi 7 medici su 10, indagine Anaao

Professione Redazione DottNet | 14/06/2018 16:01

Presto un questionario e una proposta legge, i medici rispondono alla violenza

Il 66% dei medici, ovvero quasi 7 su 10, dichiarano di aver subito un'aggressione da parte dei pazienti. Di questi, oltre il 66% è stato aggredito verbalmente, mentre quasi il 34% addirittura fisicamente. E' una sorta di bollettino di guerra quello che emerge da un sondaggio condotto da Anaao Assomed, da aprile a maggio 2018 su un campione di 1280 soggetti medici iscritti al sindacato di categoria. "Il quadro - commenta Costantino Troise, segretario dell'Anaao - è estremamente preoccupante". In particolare le aree in cui il personale medico è più a rischio sono la psichiatria, dove si è verificato il 34% delle aggressioni, e il Pronto Soccorso, dove se ne è verificato il 20%. Una ulteriore analisi regionale evidenzia che la percentuale di aggressioni sia fisiche che verbali è maggiore nel Mezzogiorno, arriva infatti al 72% nel Sud e nelle Isole. "Questo dimostra - spiega Troise all'ANSA - che la frustrazione dei pazienti aumenta laddove ci sono più carenze di personale e posti letto".

 Il dato più allarmante è quello che riguarda i Medici che lavorano in Pronto Soccorso e 118 nel Sud Italia, dove la percentuali di medici che riferisce di esser stato aggredito sale all'80,2%. Rispetto specificatamente alle aggressioni fisiche particolarmente colpiti sono i medici dei reparti di Psichiatria/SERT (il 34,12% di tutte le aggressioni fisiche) e i medici di Pronto soccorso/118 (il 20,26%), seguono medicina interna (7,46%), chirurgia generale (4,26%), ginecologia (2,84%). Spesso inoltre le conseguenze sono gravi. Il 23,35% degli intervistati ha risposto di essere a conoscenza di casi di aggressione da cui è scaturita invalidità permanente o decesso.  Quanto alle cause, i medici coinvolti nell'indagine le attribuiscono a fattori socio-culturali per il 37,2%, al definanziamento del Servizio Sanitario Nazionale per il 23,4%, a carenze organizzative per il 20%, a carenze di comunicazione per l'8,5%.

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Negli ultimi anni, commenta Troise, "abbiamo assistito a un escalation progressiva degli episodi di violenza contro gli operatori sanitari" che "non possono essere lasciati soli a combattere una guerra dove sono loro stessi vittime insieme ai pazienti". Esiste, in questo campo, un vuoto normativo in quanto la legge sulla sicurezza negli ambienti di lavoro numero 81 del 2008 non prevede esplicitamente i termini 'aggressione e violenza' ai danni degli operatori sanitari. Tuttavia questo non toglie, prosegue il segretario Anaao, che "i Direttori Generali sono i primi che debbono farsi garanti della sicurezza dei loro dipendenti, in primis applicando normative e raccomandazioni già esistenti, adoperandosi oltre che con l'implementazione dei sistemi di vigilanza anche con l'adozione di misure idonee ad arginare il sovraffollamento". È necessaria, conclude, "maggiore consapevolezza del rischio da parte del management aziendale che spesso lo sottostima o, peggio, lo ignora volutamente per non impegnare risorse"

 Un questionario per monitorare il fenomeno della violenza sugli operatori sanitari e una raccolta di firme a sostegno di una proposta di legge volta a equiparare le aggressioni contro gli operatori sanitari a quelle contro un pubblico ufficiale, con conseguente aumento delle pene. Sono le due iniziative, di prossima attuazione, condivise dal Tavolo Permanente tra la Federazione nazionale degli Ordini dei medici Chirurghi e degli Odontoiatri (Fnomceo) e i Sindacati medici, riunitosi ieri pomeriggio a Roma.  Se queste sono le iniziative al livello nazionale, molte sono state quelle messe in campo negli ultimi mesi dagli Ordini provinciali. Come il sodalizio di Pordenone "Un alpino per amico", che vede gli alpini scortare le guardie mediche per non lasciarle mai sole e i corsi Ecm organizzati dall'Ordine di Udine. Non mancano anche iniziative che mirano ad accendere l'attenzione sul fenomeno: come i fischietti dati dall'Usl in dotazione ai medici dell'ospedale di San Donà di Piave, nel Veneziano, e i corsi di autodifesa organizzati presso scuole di arti marziali.

"Ben venga l'attenzione anche mediatica, ma occorrono interventi strutturali", ha affermato il vicepresidente Fnomceo, Giovanni Leoni. "Alcune sedi di guardia medica sono in condizioni indecorose - sottolinea il segretario Roberto Monaco -: è da lì che bisogna partire, perché il decoro dell'ambiente di lavoro rispecchia il rispetto dovuto al professionista e fa da deterrente alla violenza". Quello che occorre, conclude il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli, "è un cambiamento culturale. Per questo abbiamo avviato gli Stati generali della professione medica e odontoiatrica: nei prossimi giorni metteremo a disposizione di tutti un testo con cento tesi, che apriranno la discussione, con l'obiettivo di ridisegnare la figura del medico e la Professione".

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