La terapia di mantenimento con lenalidomide ha ridotto di circa il 50% il rischio di ricaduta del mieloma multiplo e ha aumentato del 12% la probabilità di sopravvivenza a 7 anni dei pazienti così trattati
Una terapia a base di lenalidomide (rpt lenalidomide), autorizzata dall'Aifa per i pazienti affetti da mieloma multiplo come terapia di mantenimento dopo il trapianto autologo di cellule staminali, aumenta di 2 anni, portandolo da 3 a 5 anni, il periodo medio di intervallo senza malattia. Lo ha annunciato Vittorio Montefusco dell'Istituto dei Tumori (INT) di Milano. Il mieloma multiplo, spiega Michele Cavo, dell'Università di Bologna, "è un tumore del midollo osseo in cui le plasmacellule (importanti componenti del sistema immunitario) si replicano in modo incontrollato, accumulandosi nel midollo stesso". Riduce la funzione immunitaria aumentando il pericolo di infezioni, causa anemia, fratture ossee.
Nel 35% dei casi la diagnosi è casuale, attraverso gli esami di routine prescritti dal medico; negli altri casi si manifesta con dolori ossei e un danno scheletrico. E' il secondo tumore del sangue più diagnosticato dopo i linfomi non Hodgkin e colpisce soprattutto gli anziani.
"La terapia di mantenimento con lenalidomide - osserva Cavo - ha ridotto di circa il 50% il rischio di ricaduta del mieloma multiplo e ha aumentato del 12% la probabilità di sopravvivenza a 7 anni dei pazienti così trattati. Bisogna ricordare che si tratta di una terapia orale che può essere assunta a domicilio, con un buon profilo di tollerabilità nella maggior parte dei pazienti e una migliore qualità di vita". Lenalidomide - sottolinea Montefusco - è comunque "un farmaco già sperimentato come farmaco di prima linea, anche in pazienti diagnosticati oltre i 70 anni, da utilizzare nel momento in cui la malattia è più vulnerabile, quindi all'esordio".
fonte: ansa
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