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Scudo di super proteine rende l'Alzheimer più potente

Neurologia Redazione DottNet | 27/05/2019 13:52

Lo rivela uno studio pubblicato su 'Nature Communications', che mette in luce una delle armi segrete dei virus

Una nuova ricerca dell' Università di Stoccolma e del Karolinska Institutet mostra che i virus interagiscono con le proteine nei fluidi biologici del loro ospite: queste si trasformano in uno strato proteico sulla superficie virale, che rende il microrganismo più infettivo e facilita la formazione delle placche caratteristiche delle malattie neurodegenerative come il morbo di Alzheimer. E' quanto emerge da uno studio pubblicato su 'Nature Communications', che mette in luce una delle armi segrete dei virus.

"Immagina una pallina da tennis che cade in una ciotola di latte e cereali: la pallina viene immediatamente coperta dalle particelle appiccicose che vi rimangono attaccate quando la estrai dalla ciotola. La stessa cosa accade quando un virus entra in contatto con sangue o fluidi polmonari, che contengono migliaia di proteine. Molte di queste proteine si attaccano immediatamente alla superfice virale formando una cosiddetta corona proteica", spiega Kariem Ezzat dell' Università di Stoccolma e del Karolinska Institutet. Il team di Ezzat ha studiato la corona proteica del virus respiratorio sinciziale (Rsv) in diversi fluidi biologici, scoprendo che molte di queste corone rendono il virus più contagioso. I ricercatori hanno anche scoperto che il Rsv e l' Herpes simplex di tipo 1 (Hsv-1) possono legare una classe speciale di proteine chiamate proteine amiloidi, che si aggregano in placche che svolgono un ruolo nella malattia di Alzheimer, dove portano alla morte delle cellule neuronali.

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Gli scienziati hanno scoperto che Hsv-1 è in grado di accelerare la trasformazione delle proteine amiloidi solubili in strutture filiformi che costituiscono le placche amiloidi. In modelli animali del morbo di Alzheimer, si è visto infatti che i topi sviluppavano la malattia entro 48 ore dall' infezione nel cervello. In assenza infezione da Hsv-1, il processo richiede normalmente diversi mesi. "I nuovi meccanismi descritti nel nostro studio possono avere un impatto non solo sulla comprensione dei fattori che determinano quanto sia infettivo un virus, ma anche sull' individuazione di nuovi modi per progettare i vaccini. Inoltre si descrive un meccanismo fisico che collega virus e amiloidi nella malattia di Alzheimer, aggiungendo peso al crescente interesse sul ruolo dei microbi nei disturbi neurodegenerativi e apre nuove vie per i trattamenti ", conclude Ezzat.

fonte: 'Nature Communications'

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