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Gallera risponde alla Soi: non sospenderemo il salvavista

Sanità pubblica Redazione DottNet | 30/07/2019 12:27

"I pazienti continueranno ad essere curati senza che per loro cambi nulla sia per la continuità della terapia che per la sicurezza ed efficacia della stessa"

L' assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera, replica alla Società oftalmologica italiana (Soi) che venerdì scorso aveva lanciato l' allarme sulla possibile sospensione del farmaco salva-vista per 100 mila lombardi. "Sono gravi, false e totalmente infondate le dichiarazioni del presidente della Soi, Matteo Piovella - sottolinea Gallera in una nota diffusa nella serata di lunedì - in base alle quali Regione Lombardia avrebbe deciso di sospendere le terapie salva vista per i pazienti affetti da maculopatia. Per questo stiamo valutando di agire legalmente a tutela della serietà e della correttezza delle decisioni della Giunta".

Gallera considera "totalmente ingiustificato" l' allarme indotto dal comunicato del presidente della Soi e connesso alla decisione di Regione Lombardia di corrispondere per la cura di questa patologia un rimborso pari a 55 euro. "Le strutture socio sanitarie possono usare tutti i farmaci a disposizione, quali Lucentis e Elyea oltre all' Avastin - sottolinea l' assessore - in quanto la delibera approvata dalla Giunta regionale fornisce indicazioni solo sul rimborso delle terapie. Inoltre, le farmacie ospedaliere sono organizzate per poter predisporre in sicurezza Avastin, secondo le norme Gmp di cui alla Farmacopea Italiana, per la somministrazione intraoculare, essendo già attive nella preparazione delle terapie (ad esempio oncologiche) che vengono somministrate in vena. Pertanto - rimarca Gallera - i pazienti (che in Lombardia sono 20 mila e non 100 mila come riporta il presidente della Soi in modo errato) continueranno ad essere curati senza che per loro cambi nulla sia per la continuità della terapia che per la sicurezza ed efficacia della stessa".

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"Regione Lombardia ha agito e sta agendo - prosegue l' assessore al Welfare - per garantire al maggior numeri di pazienti la possibilità di accedere alle terapie necessarie e al servizio pubblico di ottenere il migliore rapporto costo/ beneficio". Le indicazioni ufficializzate da Regione Lombardia seguono e attuano la sentenza emessa dal Consiglio di Stato che ha condannato Novartis e Roche per aver messo "in atto un' intesa restrittiva della concorrenza con l' obiettivo di non permettere l' utilizzo di Avastin diffondendo in modo mendace tra gli operatori notizie distorte" sulla minore sicurezza dell' uso di Avastin rispetto a quello di Lucentis. "Con tali gravi motivazioni della sentenza, le amministrazioni pubbliche non possono rimanere inerti, in considerazione delle rilevanti implicazioni erariali e di salute pubblica connesse alla vicenda", sottolinea l' assessorato.

"Regione Lombardia ha agito affinché il sistema stesso non incorra nel rischio di commettere azioni che siano sanzionabili come cattiva amministrazione pubblica - spiega l' assessore Gallera - passibile di incorrere nella fattispecie del danno erariale. Stupisce che il presidente della Soi riprenda la delibera Regionale e la sentenza del Consiglio di Stato in un modo così ambiguo da indurre chi legge il suo comunicato a pensare che il fatto di sostenere l' uso di Avastin in ambito oftalmologico possa provocare per i pazienti una riduzione importante della possibilità di accedere alle prestazioni; infatti la stessa Soi è tra i soggetti che si sono costituiti in giudizio nell' ambito del procedimento amministrativo contro Roche e Novartis"

. "A ciò si aggiunga che, ben leggendo il comunicato - conclude l' assessore Gallera - l' istanza prevalente in esso contenuta riguarda la richiesta di estendere a tutti gli oculisti, anche quelli che operano in studi privati e/o extraospedalieri, la possibilità di somministrare per via intra-oculare l' Avastin oggetto del procedimento. Questa istanza riguarda la tematica autorizzativa dell' accreditamento e del contesto nel quale deve essere somministrata questa terapia che, anche sulla base del foglio illustrativo del farmaco (Rcp), dovrebbe essere effettuata in un ambito ambulatoriale protetto di tipo ospedaliero. Non è quindi imputabile alle Regioni l' impossibilità attuale di poter effettuare queste terapie al di fuori di un contesto protetto ma alle determinazioni dell' ente regolatorio nazionale (Aifa)''.

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