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Alzheimer: impatto insostenibile per il 30% dei familiari

Neurologia Redazione DottNet | 05/09/2019 13:44

Lo rileva una ricerca dell' Osservatorio di Reale Mutua sul welfare che ha accesso un faro sui caregiver

In Italia sono 600.000 le persone che soffrono di Alzheimer e che si trovano a confrontarsi, ogni giorno, con un progressivo declino della memoria e delle capacità cognitive, fino all' impossibilità di portare a termine i compiti più semplici. Numeri importanti di un fenomeno che però ha anche un altro volto: quello dei familiari che, in molti casi, si fanno carico in prima persona dell' assistenza al loro parente. Un' attività spesso svolta in maniera informale, che per ben uno su tre (30%) ha il suo impatto più forte, provante, e complesso da gestire, sulla sfera psicologica ed emotiva.

Lo rileva una ricerca dell' Osservatorio di Reale Mutua sul welfare che, in occasione del mese dell' Alzheimer, ha accesso un faro sui caregiver e su come gli italiani percepiscano l' assistenza da loro prestata, tra ruoli, difficoltà e bisogni di fronte alla patologia.

Oltre agli impatti psicologici, un italiano su quattro (23%) si dice preoccupato per le ripercussioni sulle disponibilità economiche derivanti dai costi di cura e assistenza. Dati che trovano conferma in una ricerca Censis-Aima (Associazione italiana malattia di Alzheimer), che ha quantificato i costi diretti dell' assistenza in oltre 11 miliardi di euro, di cui il 73% a carico delle famiglie.

Un costo annuo medio, per paziente, di oltre 70.000 euro, comprensivo dei costi a carico del Ssn, di quelli che ricadono sulle famiglie e di quelli indiretti, come i mancati redditi da lavoro percepiti dai pazienti o gli oneri di assistenza dei caregiver. L' aspetto più difficile da gestire assistendo un familiare affetto da Alzheimer è il cambiamento irrevocabile nella persona e nella relazione (31%), seguito dal rischio che il paziente possa far male a se stesso o agli altri (20%) e dalla sua regressione psichica (18%), che può portare a comportamenti come, tra i più tipici, la frequente tendenza a reiterare domande e gesti (11%) e a stati di agitazione e insonnia (8%).

Ma quali sono, nella percezione degli italiani, i campanelli d' allarme del manifestarsi della malattia? Il più caratteristico è la dimenticanza dei nomi dei familiari (24%), così come l' incapacità di svolgere azioni abituali (23%) e il disorientamento spazio-temporale, che si manifesta ad esempio con lo smarrirsi per strada (21%). Altro segnale è l' incapacità di ricordare posizioni di oggetti dentro casa (17%) o la data del giorno (7%). Quali sono le realtà e i soggetti che gli italiani, in generale, percepiscono come più attivi sul fronte dell' Alzheimer? In primo luogo, le strutture e le cliniche private (27%), seguite dalle associazioni nazionali o territoriali (24%), mentre solo in terza posizione troviamo le prestazioni e i servizi del Sistema sanitario nazionale (20%), cui seguono quelli messi a disposizione dal Comune e dalla Regione (12%).

Quanto a specifiche attività sul territorio dedicate all' assistenza ai malati di Alzheimer, più di due italiani su tre (67%) affermano di non conoscere alcun progetto a riguardo. Per sostenere l' attività dei caregiver, oltre la metà degli italiani opterebbe per servizi di assistenza domiciliare (52%), magari integrati da attività presso centri diurni (44%) o comunque da attività dedicate durante il giorno (24%). Più di un italiano su quattro vede inoltre una soluzione efficace nella flessibilità oraria (28%), che permette di conciliare la cura del proprio caro con l' attività lavorativa, senza dovervi rinunciare.

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