Canali Minisiti ECM

Il 53% degli italiani teme il cancro alla prostata

Urologia Redazione DottNet | 16/11/2019 16:08

Ma l'80% non è mai andato urologo. Alloisio, occorre diffondere più possibile campagne informative

Se il 53% degli uomini italiani ha molta paura del cancro alla prostata e il 62% è anche convinto che siano necessarie regolari visite di controllo dall'urologo, ben l'80% di essi dall'urologo non ci è mai andato. E' la grande contraddizione rilevata dalla ricerca Swg 'Uomini e prevenzione urologica: è una cosa da maschi', fatta su un campione di uomini fra i 30 e i 65 anni per conto della Lega per la Lotta ai Tumori (Lilt) di Milano in occasione del mese (novembre) dedicato alla prevenzione dei tumori urologici.

Una constatazione che fa dire a Marco Alloisio, presidente della Lilt milanese, che "sottoporsi a visite di diagnosi precoce resta una prerogativa femminile" e, parafrasando il titolo della ricerca, che sembrerebbe "non sia cosa da maschi occuparsi della propria salute, tendenza da contrastare diffondendo il più possibile campagne informative". I numeri che fornisce lo stesso Alloisio confermano quelli di Swg: "nel territorio metropolitano di Milano, la Lilt ha effettuato quest'anno 45 mila visite gratuite della pelle per la prevenzione del melanoma, 35 mila visite senologiche per la prevenzione del carcinoma della mammella e solo 1.700 visite urologiche". E se i numeri assoluti si riferiscono a Milano, le relative percentuali sono sovrapponibili a quelle dell'intero Paese. Nonostante il tumore della prostata (37 mila nuovi casi attesi nel 2019) sia quello più frequentemente diagnosticato nella popolazione maschile. Di chi la colpa? "Certo anche di noi oncologi - risponde Alloisio - che non abbiamo fatto abbastanza sull'informazione, rispetto a quanto è stato fatto per i tumori femminili, dove ad esempio i numeri del cancro della cervice uterina, con il pap test sono letteralmente crollati, ma non c'è dubbio che è molto forte l'avversione maschile alla visita urologica".

pubblicità

C'è anche una grande componente di ignoranza sulla prostata e la sua funzione, secondo i dati Swg: solo il 7% ha idea di quanti siano i casi di tumore, oltre l'80% non sa indicare il tasso di sopravvivenza. Che oggi, a 10 anni, in Italia è del 90%.

Commenti

I Correlati

Perdonà: "E' con grande orgoglio che condivido i risultati dei primi 8 pazienti operati con il robot da Vinci Single Port"

A Napoli Onconnect: dalle fake news alla corretta informazione al paziente, appuntamento scientifico con clinici e comunicatori

Negli ultimi anni il trattamento delle neoplasie urologiche ha avuto una grande evoluzione in positivo, grazie all’uso di cure già esistenti per stadi di malattia sempre più precoci

Porpiglia: “Una tecnologia che permette di conservare l’organo in oltre il 75% dei casi di tumore al rene e di recuperare la funzione sessuale in oltre il 50% dei pazienti con tumore della prostata già un mese dopo l’intervento”

Ti potrebbero interessare

Perdonà: "E' con grande orgoglio che condivido i risultati dei primi 8 pazienti operati con il robot da Vinci Single Port"

A Napoli Onconnect: dalle fake news alla corretta informazione al paziente, appuntamento scientifico con clinici e comunicatori

Negli ultimi anni il trattamento delle neoplasie urologiche ha avuto una grande evoluzione in positivo, grazie all’uso di cure già esistenti per stadi di malattia sempre più precoci

Porpiglia: “Una tecnologia che permette di conservare l’organo in oltre il 75% dei casi di tumore al rene e di recuperare la funzione sessuale in oltre il 50% dei pazienti con tumore della prostata già un mese dopo l’intervento”

Ultime News

Pubblicate sull’European Journal of Cancer le raccomandazioni stilate da esperti provenienti da 5 continenti e da società scientifiche internazionali

La MIP-C si può sviluppare anche in chi ha avuto il virus lieve

Radiologi e clinici del Policlinico Gemelli hanno ideato un metodo per 'taggare' con una piccola spirale metallica (microcoil) queste lesioni

Di natura infiammatoria cronica e progressiva, è provocata da un “corto circuito” del sistema immunitario. Interessa l’esofago causandone il restringimento. La sua principale conseguenza è che diventa difficile, a volte impossibile, la deglutizione