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La clorochina non convince l'Aifa, aumentano i rischi

Farmaci Redazione DottNet | 22/05/2020 21:06

Studio pubblicato su Lancet lancia l'allarme. E allo Spallanzani via i test col plasma

Sulla sua efficacia se ne sa poco mentre "sui possibili danni e assenza di sicurezza in alcuni limitati sottogruppi di pazienti ne siamo abbastanza sicuri".  L'idrossiclorochina non convince l'Aifa. Ne ha parlato il direttore generale dell'Agenzia italiana del farmaco, Nicola Magrini, durante la presentazione di un rapporto sulle cure in campo anti-Covid alla conferenza stampa settimanale dell'Iss. E sull'antimalarico, come anche sul suo stretto parente, la clorochina, arriva uno studio pubblicato su Lancet e condotto da ricercatori della Sorbona di Parigi, secondo il quale i farmaci antimalarici che si stanno sperimentando contro l'infezione da Covid-19 (e che il presidente americano Trump sta assumendo come profilassi), sembrano essere collegati ad un maggior rischio di morte tra i pazienti ricoverati in ospedale per il Covid e problemi al cuore, mentre non sembrano produrre benefici sui pazienti, sia presi da soli che insieme ad un antibiotico.

"L'uso - ha riferito Magrini - può essere considerato nei pazienti a diversa gravità, si dovrebbe usare preferenzialmente in mono terapia e non in associazione, cosa che spesso non è stata fatta". In particolare, riferisce l'Aifa, "lo stato attuale delle conoscenze sconsiglia l'utilizzo dell' idrossiclorochina, in associazione con lopinavir/ritonavir o con azitromicina, al di fuori di studi clinici". E aggiunge: "Poiché l'uso terapeutico dell'idrossiclorochina è ormai entrato nella pratica clinica sulla base di evidenze incomplete, è auspicabile la partecipazione a studi randomizzati che ne valutino l'efficacia".  I dati dello studio pubblicato su Lancet si riferiscono a 671 ospedali nel mondo su 15.000 persone trattate con gli antimalarici e con uno dei due antibiotici che a volte sono stati abbinati. La terapia in qualsiasi combinazione dei 4 farmaci è risultata associata a maggior rischio di morte rispetto a quello osservato in 81.000 pazienti a cui questi farmaci non sono stati somministrati. Il maggior rischio è stato osservato nel gruppo trattato con idrossiclorochina e un antibiotico, dove l'8% dei pazienti ha sviluppato aritmia cardiaca, rispetto allo 0,3% del gruppo di controllo.  "L'idrossiclorochina - spiega ancora il dg di Aifa, Magrini - è un farmaco mondiale usato da tutti, più cautamente in Italia che altrove".

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Anche l'ozono, ha detto, "ha avuto alcuni dati positivi, ed è stato fatto uno studio per capirne l'efficacia", mentre per il Tociluzumab, il farmaco contro l'artrite, la sintesi pubblicata sul sito Aifa mostra "dati iniziali incoraggianti con una potenziale riduzione della mortalità del 5%".  Novità anche sul fronte della terapia con il plasma iperimmune da pazienti convalescenti post-Covid. L'Istituto Spallanzani di Roma, d'intesa con l'Uo di Ematologia dell'ospedale San Camillo e il Dipartimento di Oncoematologia e Terapia cellulare e genica dell'ospedale Bambino Gesù ha annunciato la sperimentazione in atto. 

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