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Il coronavirus danneggia anche fegato, reni, milza e midollo

Medicina Interna Redazione DottNet | 06/10/2020 14:08

A rendere più chiaro l'impatto devastante 'multi-organo' del Covid-19 è uno studio pubblicato sul Journal of Infectious Diseases

Il Sars-Cov-2 non attacca solo polmoni e cuore. I campioni prelevati durante le autopsie hanno permesso di osservare importanti alterazioni anche a carico di fegato, reni, milza e midollo osseo. A rendere più chiaro l'impatto devastante 'multi-organo' del Covid-19 è uno studio pubblicato sul Journal of Infectious Diseases e realizzato dall'Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Spallanzani di Roma, in collaborazione con lo University College di Londra.
 La ricerca ha analizzato gli esiti delle autopsie condotte su 22 pazienti deceduti con Covid-19. La causa di morte è stata per tutti l'insufficienza cardio-respiratoria, causata principalmente da danno polmonare acuto, danno microvascolare o trombosi. Tuttavia dagli esami microscopici dei campioni sono emerse numerose alterazioni a diversi organi.

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I polmoni di tutti i pazienti erano edematosi e congestionati, con versamento pleurico e una significativa sovraregolazione del recettore delle citochine CXCR3, potenziale bersaglio terapeutico per i futuri trattamenti Il cuore mostrava aumento di dimensioni e peso, ipertrofia e dilatazione degli atri e dei ventricoli. Inoltre una accentuata pericardite è stata trovata anche in pazienti deceduti che non presentavano fattori di rischio, indice del fatto che la malattia può compromettere la funzione cardiaca anche nei soggetti sani. Inoltre, il 30% dei pazienti esaminati, soprattutto con comorbilità, aveva lesioni ai reni.  In molti casi lesioni sono emerse anche al fegato. La milza presentava una riduzione del volume e delle dimensioni, mentre l'analisi del midollo osseo ha evidenziato una prevalenza del midollo giallo ricco di adipociti sul midollo rosso ematopoietico. Quello delle autopsie per Covid-19 è un campo di ricerca ancora poco navigato per le oggettive difficoltà di eseguire in sicurezza esami post-mortem su pazienti altamente contagiosi. Dalle autopsie, però, secondo gli autori, può venire un contributo decisivo a capire meglio i meccanismi dell'interazione tra Sars-CoV-2 e l'ospite umano.

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