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Bernini firma il Decreto: ecco come funzionerà l'accesso ai corsi di laurea in Medicina. Bocciatura da Anaao e Cimo

Professione Redazione DottNet | 06/06/2025 16:24

Catania: "Le professioni sanitarie non siano un ripiego, ma una scelta consapevole, responsabile e strategica". Fnopi: "Necessaria interlocuzione con Istituzioni per garantire la qualità della formazione in Infermieristica"

Mercoledì il ministero dell’Università e della Ricerca ha pubblicato un decreto  che modifica l'accesso a Medicina: a partire dall’anno accademico 2025/2026 l’iscrizione sarà libera, ma subordinata al superamento di tre esami fondamentali nel cosiddetto “semestre filtro”, articolato su scala nazionale e integrato da un’iscrizione parallela a un corso affine. Il sistema introduce criteri di valutazione uniformi, graduatorie nazionali e percorsi alternativi per chi non supera gli esami. Con la riforma dell'accesso a Medicina "viene sancito quello che ripetiamo da tempo: la nuova pletora medica. Complimenti al ministro che è riuscito ad anticipare il precariato già dal primo anno di Medicina con il peggioramento della qualità formativa, il ritorno del baronato nella valutazione e confondendo il diritto allo studio con il diritto all'iscrizione. Il tutto senza neanche eliminare il numero chiuso che era il dichiarato obiettivo. Ne risponderanno agli studenti, alle famiglie e purtroppo ai pazienti", commenta il segretario nazionale del sindacato dei medici dirigenti del Ssn, Anaao-Assomed, Pierino Di Silverio. Sulla stessa linea Guido Quici, Cimo: "La riforma dell'accesso a Medicina non è di certo una rivoluzione, ma posticipa di qualche mese la selezione degli studenti. Il numero chiuso quindi, per fortuna, rimane, così come rimane il 'quizzone' all'ingresso, composto da domande a risposta multipla e a completamento, per le quali è anche assurdamente prevista la possibilità di dare la lode.

Resta l'enorme problema di capire in che modo le università riusciranno ad accogliere i 70mila studenti che si iscriveranno al primo semestre, e che nei prossimi anni saranno inevitabilmente anche di più, visto che chi non supera il semestre filtro potrà iscriversi nuovamente a Medicina altre due volte. Insomma, temiamo che la riforma sia un bel pasticcio"

Finora chi voleva iscriversi a medicina, odontoiatria e veterinaria doveva sostenere un test d’ingresso che consisteva in 60 domande con 5 possibili risposte da risolvere in 100 minuti. Ora chiunque potrà iscriversi al primo semestre delle tre facoltà, e in questo periodo dovrà frequentare tre corsi che sono comuni a tutte e tre: alla fine dei corsi gli studenti dovranno sostenere i relativi esami e solo in caso di superamento potranno continuare con gli studi nel corso di laurea scelto. I corsi comuni alle tre facoltà da frequentare nel semestre “filtro” sono: Chimica (più precisamente Chimica e propedeutica biochimica), Fisica e Biologia. Inizieranno il 1° settembre e termineranno il 30 novembre. Ci saranno due appelli per sostenere gli esami: uno nella seconda metà di novembre e uno nella prima metà di dicembre. Gli esami andranno organizzati dalle singole università ma si svolgeranno in contemporanea su tutto il territorio nazionale, negli stessi giorni.

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Gli esami saranno fatti da 31 domande per ognuna delle tre materie, per un totale di 93 domande: 15 a risposta multipla, con 5 opzioni di risposta, e 16 a risposta aperta. Per ogni prova si avranno a disposizione 45 minuti. Il voto sarà espresso in trentesimi ed è necessario prendere almeno 18 (su 30) in ogni singola prova per poter proseguire con gli studi nel corso di laurea che si è scelto.

Ognuno di questi tre esami dà diritto a 6 crediti: i 18 crediti complessivi verranno riconosciuti dopo l’immatricolazione definitiva a uno dei tre corsi di laurea. Il semestre filtro e i relativi esami potranno essere ripetuti fino a tre volte, anche non consecutive. Il decreto ministeriale ha chiarito anche come funzionerà l’iscrizione a questo “semestre filtro”. Ogni studente dovrà subito scegliere uno dei tre corsi di laurea (medicina, odontoiatria o veterinaria), ma anche iscriversi contemporaneamente a un corso di laurea alternativo, chiamato “corso affine”, dove potrà proseguire gli studi se non dovesse superare il “semestre filtro”.

I corsi “affini” sono Biotecnologie, Scienze biologiche, Farmacia e farmacia industriale, e Scienze zootecniche e tecnologie delle produzioni animali. L’iscrizione al corso “affine” è gratuita, e ovviamente non vincolante: dopo il “semestre filtro” ogni studente potrà anche decidere di fare tutt’altro. Quando ci si iscrive a uno dei tre corsi di laurea in medicina, odontoiatria e veterinaria bisogna indicare fin da subito 10 sedi in cui si intenderebbe proseguire gli studi (la prima delle quali deve coincidere con l’università in cui si frequenta il semestre “filtro”) e 10 sedi in cui si proseguirebbe con il corso di laurea “affine”. L’iscrizione al semestre “filtro” e al corso di laurea “affine” dovrà essere fatta sulla piattaforma online universitaly entro il mese di luglio (le date precise devono ancora essere comunicate dal ministero).

Non è ancora chiaro, nonostante manchino pochi mesi all’inizio del nuovo anno accademico e un mese alle iscrizioni, come funzionerà l’assegnazione delle sedi agli studenti sulla base delle preferenze: tipicamente ci sono dei posti più richiesti di altri, e finora chi otteneva i punteggi più alti nel test d’ingresso aveva anche più possibilità di finire nelle università che indicava come preferite. Il decreto appena pubblicato dice che questo punto verrà chiarito con un altro decreto di prossima pubblicazione. Per ora si sa solo che le 93 domande dei tre esami del semestre “filtro” creeranno una graduatoria nazionale, con un punteggio massimo di 93 che si ottiene rispondendo correttamente a tutte le domande (si ottiene 1 punto per ogni risposta esatta e -0,25 per ogni risposta sbagliata). È possibile che questa graduatoria servirà anche a stabilire l’ordine di priorità per la scelta delle sedi preferite.

Sull'accesso intervengono le professioni sanitarie: in merito al DM n. 418 del 30 maggio 2025, da poco licenziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca, la Federazione nazionale degli Ordini dei TSRM e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione intende condividere le proprie osservazioni, segnalando che scelte normative rischiano di produrre effetti negativi non solo sul piano formativo, ma anche sul riconoscimento sociale delle professioni sanitarie. Tra gli elementi di maggiore rilievo, la Federazione evidenzia quanto previsto all’articolo 8 del decreto, che individua i corsi di laurea delle professioni sanitarie come percorsi "affini" cui potranno accedere gli studenti non ammessi al proseguimento del semestre filtro. Una misura che rischia di alimentare la percezione che le professioni sanitarie possano essere considerate come una seconda scelta, un ripiego per chi non ha superato il semestre filtro a Medicina.  «Questa scelta normativa costituisce un riconoscimento oggettivo del valore delle professioni sanitarie rappresentate dagli Ordini aderenti alla nostra Federazione – dichiara il Presidente Diego Catania – e un passo nella giusta direzione verso una piena integrazione del lavoro multidisciplinare e interprofessionale nel Servizio sanitario nazionale, in linea con i principi costituzionali di universalità, equità e prossimità delle cure. Tuttavia, non possiamo non rilevare che le professioni sanitarie non possono e non devono essere vissute né presentate come un "ripiego". Così facendo, si finisce per svilire percorsi formativi di elevato profilo e ruoli professionali cruciali per il benessere dei cittadini».

 Ogni corso di laurea, ogni scelta accademica e professionale, deve fondarsi su motivazione, consapevolezza e senso di responsabilità, nel rispetto dell'identità e della funzione che ogni professione riveste nel sistema salute. Spingere studenti potenzialmente delusi da altri percorsi verso le professioni sanitarie non è orientamento. «Le nostre professioni non sono "minori", ma pilastri fondamentali del sistema salute – prosegue Catania – con ruoli, responsabilità e competenze che ne definiscono l’autonomia operativa. Professionisti che si occupano della persona e della collettività in modo sistemico, integrato e orientato al benessere globale». Alla luce di ciò, la FNO TSRM e PSTRP invita le Istituzioni – e in particolare i dicasteri competenti – a rivedere con maggiore attenzione le ricadute di queste scelte e a promuovere una reale valorizzazione delle professioni sanitarie, attraverso strategie di comunicazione pubblica incisive, già a partire dall’orientamento scolastico e universitario. «È essenziale rafforzare l’attrattività di questi percorsi, salvaguardandone le specificità, le competenze e le identità professionali» conclude Catania.

“Ora più che mai è necessario che le istituzioni interloquiscano con le professioni infermieristiche”. L’appello arriva dalla Federazione Nazionale Ordini delle Professioni Infermieristiche (Fnopi) all’indomani della firma del Decreto Ministeriale n. 418 del 30-05-2025 recante la disciplina di attuazione delle nuove modalità di accesso ai corsi di laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Protesi Dentaria e Medicina Veterinaria (semestre aperto) per l’anno accademico 2025-2026. La Fnopi ricorda di avere “più volte”, in sede di audizione parlamentare e attraverso dettagliata documentazione depositata presso il Ministero dell’Università e della Ricerca, “evidenziato una serie di criticità che andranno a impattare soprattutto sui corsi di laurea in Infermieristica”.

“In particolare – spiegano dalla Federazione - il decreto appena firmato individua nel dettaglio le procedure relative alla doppia iscrizione, contemporanea, gratuita e obbligatoria, ai corsi di laurea magistrale a ciclo unico in medicina e chirurgia e ai corsi di laurea di area biomedica, sanitaria, farmaceutica e veterinaria, anche in sovrannumero. La Federazione – continua la nota - apprezza gli sforzi visibili all’interno del testo volti ad attenuare l’impatto del trasferimento di studenti in sovrannumero recependo in parte le istanze della FNOPI, ma la priorità deve rimanere quella di garantire standard di qualità formativa dei Corsi di Laurea in Infermieristica. Una professione in continua evoluzione non dovrebbe essere subordinata a nessun’altra; invece, in questo modo si afferma una sussidiarietà della scelta del percorso formativo infermieristico a un insuccesso di entrata a Medicina, alimentando una immagine sociale che da tempo siamo impegnati a superare, privilegiando l’accesso dei giovani che si riconoscono in una mission assistenziale. Il rischio è, dunque, quello che le maglie di questo provvedimento abbiano un impatto negativo rispetto agli sforzi messi in campo per valorizzare la professione. Inoltre, i primi a farne le spese sono i nostri giovani che non dovrebbero trovarsi nella condizione di tentare più strade per definire il proprio futuro”. Tali perplessità sono state espresse anche dalla Conferenza delle Regioni che il 17 aprile scorso ha approvato un documento in cui ritiene urgente e necessario un confronto istituzionale costruttivo per promuovere misure coerenti con le reali esigenze del sistema.

“In questo contesto, la Fnopi rinnova la piena disponibilità a collaborare con le istituzioni al fine di monitorare il processo in atto andando – concludono dalla Federazione - a intervenire per risolvere criticità e garantire un sistema formativo efficiente per non disperdere potenziali futuri professionisti e tutelare il valore delle professioni sanitarie e la sicurezza pazienti”.

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