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Bronchiolite da virus sinciziale, con il monoclonale meno 71 per cento di ricoveri

Farmaci Redazione DottNet | 17/09/2025 13:34

Studio italiano in 30 centri. "Forti le differenze regionali"

Grazie al nuovo anticorpo monoclonale i ricoveri per bronchiolite da virus respiratorio sinciziale (Vrs) sono diminuiti del 71% rispetto alla scorsa stagione epidemica, seppur con forti differenze regionali. A evidenziarlo l'Osservatorio nazionale specializzandi in pediatria (Onsp) nel primo studio italiano real life del farmaco lunga durata d'azione, somministrato in dose unica per proteggere i neonati dal virus. Coordinato da Mattia Spatuzzo della Sapienza di Roma, ha coinvolto 30 centri pediatrici universitari in 15 regioni italiane. I risultati sono stati presentati preliminarmente al Congresso della Società italiana per le malattie respiratorie infantili (Simri) a Verona dal coordinatore scientifico Fabio Midulla (Sapienza - Policlinico Umberto I).

"Grazie al nirsevimab gli accessi in pronto soccorso e i ricoveri ospedalieri per bronchiolite sono complessivamente diminuiti del 48%, i trasferimenti in terapia intensiva pediatrica del 61% - ha affermato Midulla -. La riduzione dei ricoveri nei reparti di degenza si è attestata intorno al 71% nei mesi di picco dell'infezione, pur se con forti differenze regionali. Regioni virtuose come la Toscana hanno ridotto i ricoveri di oltre l'80%. Regioni che hanno avviato la profilassi più tardivamente, quali l'Abruzzo, hanno verificato in un primo momento un significativo aumento dei casi".

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L'anticorpo moniclonale contribuisce anche a diminuire il rischio di complicanze respiratorie nei due anni successivi, riferiscono gli esperti. Un'infezione precoce da Vrs si complica, infatti, con bronchite asmatica e riduzione della funzionalità respiratoria nel 35-40 per cento dei casi. Cambia il profilo dei pazienti ricoverati. Nella stagione 2024-2025 si è trattato più spesso di "lattanti di età maggiore, probabilmente perché l'immunizzazione è risultata più capillare nei neonati vaccinati - ha continuato Midulla - e tra gli ammalati nonostante la profilassi, prevalgono i bambini con patologie croniche, che continuano a rappresentare la fascia più vulnerabile". Per il consigliere nazionale della Società italiana di pediatria (Sip), Renato Cutrera, i risultati confermano l'efficacia dell'anticorpo nella prevenzione.  Preoccupano però le disomogeneità in termini di accesso e tempistiche: "Se tra i lattanti più piccoli i ricoveri si sono ridotti del 90%, tra i più grandi, nati fuori stagione, la riduzione è stata solo del 40%. Ci auguriamo che queste criticità possano essere superate già dalla prossima stagione".

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