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Influenza A: bimbi più colpiti ma per anziani rischi letali. Contagio ridotto con vaccino stagionale

Pediatria | 23/11/2009 17:16

L'analisi di oltre 63.000 casi di sindrome influenzale registrati in Messico nel corso della prima ondata di pandemia non lascia dubbi: il virus H1N1 colpisce più spesso bimbi e giovanissimi, ma sono gli anziani a rischiare di più. I tassi di mortalità più elevati, infatti, si registrano fra le persone con più di 70 anni. Lo rivela uno studio condotto dal team di Victor Borja-Aburto del Mexican Institute for Social Security di Città del Messico, pubblicato online su 'Lancet'.

Gli studiosi hanno passato al setaccio le caratteristiche di tutti i pazienti che si sono presentati in ospedale con sintomi influenzali nel Paese sudamericano, dal 28 aprile al 31 luglio. Ebbene, nel periodo in questione sono stati 63.479 i casi di sindrome influenzale registrati dai medici sentinella messicani. I test hanno rivelato che 6.945 erano infezioni da H1N1 (11%). Di questi, 6.407 erano pazienti esterni, 475 sono stati ricoverati e trattati e 63 (meno dell'1%) sono morti. La maggior parte dei contagi riguardava bambini, ragazzi e giovani dai 10 ai 39 anni. Insomma, il virus circola di più fra i giovanissimi. Ma i tassi di mortalità raggiungono il picco negli over 70 (10,3%), seguiti a grande distanza dai pazienti di 60-60 anni (5,7%).

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Le percentuali della mortalità si riducono progressivamente in base all'età, per arrivare allo 0,3% nei bambini da 1 a 9 anni, e allo 0,2% da 10 a 19 anni, con una leggera risalita per i piccini con meno di 24 mesi (1,6%). Non solo. Dai dati messicani emerge anche che il rischio di infezione è risultato del 35% più basso nelle persone che avevano fatto il vaccino contro l'influenza stagionale.
 

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