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Vitamina D: aumentare le dosi non aiuta le ossa dei bimbi

Pediatria Redazione DottNet | 05/06/2018 14:42

Quando viene assunta in gravidanza assicura la normale crescita del feto

La vitamina D è essenziale perché aiuta l'organismo a rafforzare le ossa e a difendersi dalle infezioni. Ma triplicare le dosi assunte dai bambini non comporta più benefici rispetto alla dose standard consigliata dai pediatri. A spiegarlo ai genitori apprensivi che aumentano senza motivo la supplementazione somministrata ai figli, è uno studio pubblicato su JAMA Pediatrics.  La vitamina D è prodotta naturalmente quando la pelle è esposta alla luce solare e presente in diversi alimenti, ma ben il 40% degli europei non ne ha abbastanza, secondo uno studio del 2016. Raccomandata in particolare per i neonati, spesso ne viene somministrata più del dovuto, nell'intenzione di aumentarne gli effetti.

Per capire se questo fosse giustificato dal punto di vista scientifico, i ricercatori hanno condotto uno studio clinico randomizzato su 975 bambini sani in Finlandia, assegnando alcuni a ricevere la dose giornaliera raccomandata di 400 unità internazionali (UI) di vitamina D e il resto una dose pari al triplo, ovvero 1.200 UI. All'età di 24 mesi, tuttavia, non hanno riscontrato nessuna differenza nella forza ossea o nell'incidenza di infezioni tra i due gruppi. Un secondo studio, pubblicato nello stesso numero di JAMA Pediatrics, ha esaminato invece gli integratori di vitamina D nelle donne in gravidanza. I ricercatori hanno effettuato una revisione sistematica e una meta-analisi di 24 studi clinici randomizzati precedentemente condotti che hanno coinvolto oltre 5.400 donne. Hanno scoperto che la supplementazione di vitamina D fino a 2.000 UI al giorno nelle mamme in dolce attesa era associata a un minor rischio di partorire neonati piccoli per la loro età gestazionale e una migliore crescita durante l'infanzia.

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fonte: JAMA Pediatrics

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