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Eutanasia: 'salta' da lavori Parlamento, adesso tocca ai giudici

Sanità pubblica Redazione DottNet | 01/08/2019 19:22

Sarà decisiva l'udienza 24 settembre. Gallo, sarà la Consulta a tutelare diritti

 Il dibattito sull'eutanasia ed il fine vita 'salta' ufficialmente dall'agenda parlamentare: il calendario di settembre della Camera non prevede infatti lavori sulla proposta di legge in materia ed il presidente Roberto Fico ha preso atto della mancanza di un'intesa nel comitato ristretto, nel corso dei lavori delle commissioni Giustizia e Affari sociali della Camera. Risultato: in assenza di una normativa, saranno ora i giudici della Corte costituzionale a indicare la 'linea' e lo faranno il 24 settembre, quando si terrà l'udienza per decidere circa l'incostituzionalità dell'articolo 580 del Codice penale che configura come reato l'aiuto al suicidio.

  Al centro della pronuncia della Corte, il caso che vede coinvolto il tesoriere dell'Associazione Coscioni Marco Cappato per aver fornito 'aiuto al suicidio' a Fabiano Antoniani dj Fabo, deceduto in una clinica svizzera con il suicidio assistito. Una situazione di stallo, quella che si è ufficializzata oggi, che "ha come unici responsabili le forze di governo, che sin dall'inizio hanno scelto di lavorare su testi legislativi che avevano poco a che fare con quanto chiesto invece al Parlamento dalla Corte Costituzionale", dichiara il vicepresidente del Pd alla Camera, Michele Bordo. Com'è noto, spiega, "dopo la vicenda di DJ Fabo e Marco Cappato, la Consulta, prima ancora di decidere sulla legittimità costituzionale sollevata, chiese al Parlamento di valutare l'eventualità di intervenire per modificare l'art. 580 del Codice penale".

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Forse, con la "mancata calendarizzazione di giovedì, è il Parlamento stesso ad esautorarsi da solo grazie all'attuale maggioranza", sottolinea il capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, Francesco Lollobrigida. Critico anche il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri: "Diversi di noi in Parlamento hanno avanzato proposte su questa materia, ma i vincoli del contratto di governo sembrano impedire una libera discussione di questioni che non dovrebbero essere condizionate dai patti di presunte maggioranze. È molto grave che ciò avvenga. Non ci rassegniamo e ci batteremo nel Parlamento e fuori - annuncia - per evitare decisioni arbitrarie ed illegali imposte al Parlamento. Ma chi ha delle responsabilità se le assuma con chiarezza in Parlamento e davanti alla pubblica opinione".

Resta il fatto che il Parlamento non legifererà sulla questione fine vita, almeno entro settembre. E a questo punto, sottolinea all'ANSA l'avvocato e segretario dell'Associazione Coscioni, Filomena Gallo, "i cittadini si aspettano che sia proprio la Consulta ad intervenire su un tema così delicato e importante e che riguarda tanti italiani che vogliono affermare la volontà di autodeterminarsi". Dunque, rileva, "saranno ancora una volta i giudici della Consulta a dover applicare le tutele fondamentali riconosciute sulla base della Costituzione a tutti i cittadini". Fondamentale sarà pertanto l'udienza del 24 settembre: "Nel momento in cui la Consulta dovesse intervenire in linea con l'ordinanza già emessa, in cui si prospetta la legalizzazione dell'aiuto al suicidio per i malati in determinate e specifiche condizioni - conclude Gallo - il successivo eventuale intervento del Parlamento non potrebbe infatti andare in direzione contraria, perche sarebbe incostituzionale. La pronuncia del 24 settembre potrà essere, perciò, fondamentale e definitiva".

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