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Vaccino AstraZeneca a rischio per i giovani: stop agli under 30

Infettivologia Redazione DottNet | 09/06/2021 19:39

E' l'ipotesi che si fa strada tra Comitato Tecnico Scientifico e Aifa. Gli scienziati: meglio somministrarlo agli over 60

Il Vaccino AstraZeneca torna ancora una volta alla ribalta delle cronache. Questa volta però il problema riguarda gli effetti collaterali sulla fascia di età più bassa, alla luce dei tanti open day che si sono svolti nei giorni scorsi per invogliare i ragazzi a sottoporsi al vaccino. E proprio una giovanissima genovese è stata ricoverata dopo l'inoculazione col siero Anglo-svedese: "In queste ore c'è un'attenzione che definirei suprema per cogliere tutti i segnali che possono in qualche modo allertare su eventuali effetti collaterali che portino poi a considerare dei cambiamenti di indicazioni al vaccino", afferma il coordinatore del Comitato tecnico scientifico, Franco Locatelli (nella foto). Il vaccino di AstraZeneca, ricorda, "è già preferenzialmente raccomandato per i soggetti sopra i 60 anni di età, perchè il rapporto tra i benefici derivanti dalla vaccinazione ed eventuali rischi diventa incrementale con l'età e particolarmente favorevole sopra questa soglia". "Quello che si è verificato nella sfortunata ragazza di Genova, cui va tutta la mia attenzione e affetto - ha detto - pone un'ulteriore riflessione, anche alla luce del mutato contesto epidemiologico in quanto la riduzione dei casi che abbiamo nel Paese rende anche più cogente tale riflessione".

Un appello è arrivato dall’associazione Luca Coscioni per la libertà della scienza: "Occorre fermare le vaccinazioni sotto i 30 con AstraZeneca e Johnson & Johnson". Il Comitato tecnico scientifico e l’agenzia del farmaco Aifa potrebbero prevedere che ambedue i preparati non vengano somministrati ai giovani, annuncia il Corriere della Sera. Intanto anche il ministro della Salute Speranza chiede approfondimenti. I vaccini sotto la lente contengono adenovirus modificati, disattivati e adattati a trasportare nell’organismo molecole di Dna che vengono utilizzate per la produzione della proteina Spike, con la quale il virus si attacca alle cellule. Così viene indotta la produzione delle difese immunitarie. Si deve comprendere perché in pochissimi casi (su decine di milioni di vaccinati) si sviluppano reazioni avverse. L’associazione Coscioni, segretario Marco Cappato e tesoriere Filomena Gallo, "invita a sospendere immediatamente la somministrazione sotto i 30 anni, visto che abbiamo dosi di Pfizer-Biontech e Moderna" prodotte con la tecnologia dell’Rna messaggero

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Anche il direttore di Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano Massimo Galli si chiede: “Quanto è ancora indispensabile Astrazeneca per mettere in sicurezza la popolazione? In altre parole, una cosa che non so e che mi è impossibile definire con chiarezza è se i quantitativi previsti di questo vaccino sono ancora completamente indispensabili per poter chiudere l’operazione fondamentale del mettere in sicurezza gran parte della popolazione e ridurre in maniera significativa la circolazione del virus. Se questa cosa è ottenibile anche con gli altri vaccini allora possiamo dire che, perlomeno alle giovani donne, farei a meno di darlo perché in ogni caso si è attirato troppi patemi, è anche una questione di qualità di vita e di serenità delle persone. Perché possiamo dire tutto quello che vogliamo ma, ripeto, la frittata, da questo punto di vista, è stata fatta. Poi sono d’accordo con Mieli, è evidente che ci sono comportamenti correnti assai più rischiosi della trombosi da Astrazeneca”.

La professoressa Valeria Poli, ordinaria di Biologia Molecolare all'Università di Torino e presidente della Società Italiana di Biofisica e Biologia Molecolare (SIBBM), non ha dubbi: "vanno sospese subito le vaccinazioni con AstraZeneca e Johnson & Johnson per gli under 60. Il rischio – ha spiegato a Fanpage.it – è che si verifichi una reazione avversa, molto ben documentata dagli scienziati tedeschi soprattutto. Si tratta di una patologia che non ha nulla a che fare con le normali trombosi, quelle provocate per esempio dalla pillola, che in effetti non sembrano aumentate dopo i vaccini. La VITT, trombosi venosa trombocitopenica indotta da vaccino, è una particolare patologia che si è verificata solo con i vaccini AstraZeneca e J&J – mentre su quello russo non sappiamo ancora nulla – e non con i vaccini a mRNA. Si presenta in almeno un caso su 50mila, ma più probabilmente in 2. Può verificarsi quindi in 4 casi ogni 100mila, tra gli under 55, soprattutto nelle donne, per motivi ancora non chiari. Più la fascia di età si abbassa più aumenta la frequenza della VITT, che ha effetti potenzialmente letali, nel 25-30% dei casi".

Antonella Viola, immunologa padovana, è dello stesso avviso "È sbagliatissimo proporre questi vaccini ai giovani, specialmente alle donne. Sono sempre stata convinta che non bisognerebbe darli a persone di età inferiore ai 55 anni. Per non aver dubbi basta leggere un lavoro uscito sulla rivista Science dove si spiega come man mano che si scende con l’età i rischi di ricevere questi vaccini superano ampiamente i benefici. Nei più giovani il pericolo di avere conseguenze gravi a causa del Covid è invece molto basso. Ecco perché la Francia ha stabilito di limitare i due vaccini a vettore virale agli over 55".

Per l Fimmg invece occorre fermare queste giornate dedicate alla vaccinazione: “Basta Open Day. Vaccinare negli studi dei medici di famiglia per puntare sulla qualità della vaccinazione, somministrata da un medico che conosce bene il paziente che ha di fronte, e non sulla quantità”. A dirlo all'Adnkronos Salute è Silvestro Scotti, segretario nazionale della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg).
 
“Gli Open day continuano ad andare nella direzione della vaccinazione quantitativa rispetto a quella qualitativa che noi proponiamo, ovvero la possibilità di riportarla verso un atto medico. Questo significa - precisa - un medico che faccia tutte le valutazioni connesse al rischio beneficio e che possa farlo a partire da tutte le caratteristiche specifiche del paziente. E a quel punto, avendolo disponibile, proporgli il miglior vaccino per la sua condizione”.
 
Tra l'altro i medici di famiglia, come hanno dimostrato con le vaccinazioni antinfluenzali, sono in grado anche di “garantire rapidamente la copertura vaccinale dei loro pazienti”, ricordato Scotti. Gli Open Day, aggiunge il segretario Fimmg, “stanno sicuramente aumentando i numeri ma bisognerebbe capire quanto aumentano i numeri dei soggetti con più patologie. Questa formula, con la corsa alla vaccinazione, non permette una piena consapevolezza del processo sanitario. Non a caso noi riceviamo centinaia di telefonate dai genitori dei ragazzi che si iscrivono agli Open Day. In tutte le fasi: prima, durante e dopo. Passo le mie giornate a dare informazioni e questo è un lavoro misconosciuto rispetto agli Open Day”.

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