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I test genomici per il tumore del seno non sono ancora disponibili gratuitamente per tutte le donne

Oncologia Redazione DottNet | 25/10/2021 12:19

Adesso deve far diventare operativa la disponibilità del test in ogni ospedale: tra gare da avviare ed ulteriori ritardi burocratici e amministrativi, si corre il rischio concreto di dover aspettare altri 6-9 mesi

A quasi un anno dall'istituzione del fondo ad hoc da 20 milioni, i test genomici per il tumore del seno - che permettono di evitare chemioterapie inutili - non sono ancora disponibili gratuitamente per tutte le donne. Anche se le Regioni hanno finalmente recepito il decreto del Governo, attraverso appositi provvedimenti, tocca ora far diventare operativa la disponibilità del test in ogni ospedale.  Tra gare da avviare ed ulteriori ritardi burocratici e amministrativi, si corre il rischio concreto di dover aspettare altri 6-9 mesi.  Attualmente, i test sono disponibili in alcuni ospedali di sole 11 Regioni italiane. A puntare i riflettori su ritardi e carenze rispetto a esami cruciali per tante pazienti è l'Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) in occasione del XXIII congresso nazionale. "Stiamo perdendo tempo prezioso, ogni giorno che passa decine di donne rischiano di non accedere ai test che possono evitare chemioterapie inutili. Negli ultimi dodici mesi si sono accumulati pesanti ritardi prima a livello di Governo centrale, poi di singole Regioni e Provincie Autonome - afferma Saverio Cinieri (nella foto), Presidente eletto AIOM -. E' una situazione intollerabile che per l'ennesima volta ha creato un'assistenza a macchia di leopardo nel nostro Paese. Ad alcune pazienti 'fortunate' possiamo prescrivere da mesi gratuitamente esami che permettono di sottrarsi alla somministrazione di farmaci inutili o controproducenti. Altre invece ancora non possono e per averli devono mettere mano al proprio portafoglio. Chiediamo alle Regioni e alle ASL del territorio di velocizzare i processi per reperire i test, ovviamente nel pieno rispetto delle norme che regolano questo genere di acquisti da parte delle strutture sanitarie". Attualmente solo in 11 Regioni alcuni ospedali hanno iniziato a ordinare i test anche in attesa delle gare regionali. Si tratta di Campania, Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Provincia Autonoma di Bolzano, Sicilia, Valle d'Aosta, Veneto, Sardegna, Lazio e Abruzzo. I test genomici permettono di individuare i casi specifici in cui la chemioterapia è davvero indispensabile, in aggiunta all'ormonoterapia, dopo un primo intervento chirurgico.

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"Si calcola che possano essere prescritti ad una paziente su cinque - prosegue Giordano Beretta, Presidente Nazionale AIOM -. Sono quindi oltre 10mila le donne che solo nel nostro Paese ogni anno potrebbero trarre numerosi benefici da esami relativamente poco costosi e facili da svolgere. I farmaci chemioterapici sono molto temuti soprattutto per alcuni effetti collaterali che ancora determinano e non vanno poi sottovalutati i costi indotti dalla somministrazione di queste terapie. L'utilizzo dei test genomici deve essere considerato un investimento che genera risparmi per le casse pubbliche e che soprattutto evita sofferenze alle donne".  "Quello del seno è il tumore più diagnosticato tra le donne nel nostro Paese - afferma Cinieri -. Il numero di nuovi casi l'anno è di 55mila e la sopravvivenza a cinque anni si attesta all'88%, una delle migliori registrate per una neoplasia in Italia. Diagnosi precoci, interventi terapeutici tempestivi e gestione multidisciplinare della patologia hanno portato a questi ottimi risultati. La grande diffusione della neoplasia, e la sua costante crescita, la rendono una delle principali sfide del nostro sistema sanitario nazionale. In quest'ottica l'uso dei test genomici è indispensabile e rientra nella personalizzazione delle cure che è alla base dell'evoluzione dell'oncologia degli ultimi anni". Sono, infatti, esami il cui utilizzo è raccomandato in tutte le linee guida nazionali ed internazionali. E in molti Paesi occidentali sono già disponibili per pazienti e clinici da diversi anni. "Chiediamo quindi - conclude - che ciò avvenga anche in Italia e che si ponga fine a dei ritardi non più accettabili".

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