I principali effetti negativi indotti dalla cannabis, rilevano i tossicologi forensi, sono sul sistema nervoso centrale, e costituiti da modifiche delle strutture cerebrali, con compromissione delle capacità funzionali e cognitive a lungo termine
C'è attualmente una "diminuita percezione del rischio associato all'uso di derivati della cannabis", soprattutto tra i più giovani. Lo afferma l'associazione Gruppo Tossicologi Forensi Italiani (GTFI), esprimendo "forte preoccupazione sui rischi derivanti dall'uso di sostanze stupefacenti, in particolare i derivati della cannabis, che ad oggi sono frequentemente caratterizzati da elevata potenza (percentuali di THC anche del 30-50% fino all'80%), e per i quali esiste una banalizzazione della percezione del rischio". Questo aspetto, spiega l'associazione, è stato evidenziato nella dichiarazione italiana sulle sostanze stupefacenti effettuata a margine della 66/a Sessione della Commissione Stupefacenti dell'Onu, tenutasi la scorsa settimana a Vienna. L'informazione sui "pericoli legati all'utilizzo della cannabis basata su dati oggettivi, che metta in guardia da posizioni, talvolta dettate da interessi commerciali, che tentano di farla apparire come 'droga leggera' - afferma l'associazione in una nota - è un dovere etico di chi si occupa di scienza, di informazione, di salute pubblica". I principali effetti negativi indotti dalla cannabis, rilevano i tossicologi forensi, "sono sul sistema nervoso centrale, e costituiti da modifiche delle strutture cerebrali, con compromissione delle capacità funzionali e cognitive a lungo termine (sono coinvolte l'attenzione, l'apprendimento scolastico, il processo decisionale, l'apprendimento verbale e la memoria, l'orientamento spaziale).
Per casi medio-lievi, rallenterebbe il declino cognitivo del 35%
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