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Danni per un paziente su dieci durante le cure, allarme dell'Oms

Sanità pubblica Redazione DottNet | 07/07/2018 16:35

La cattiva sanità aumenta il peso delle malattie in tutti i Paesi

Servizi sanitari di scarsa qualità stanno frenando i progressi sul miglioramento della salute in tutti i paesi, a prescindere dai livelli di reddito. A lanciare l'allarme sono l'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), la Banca Mondiale (Bm)e all'Ocse che sottolineano come "nei paesi ad alto reddito un paziente su dieci è danneggiato durante il trattamento medico", mentre nei paesi più poveri gli operatori sanitari sono in grado di effettuare diagnosi accurate solo in un terzo dei casi. Il 15% delle spese ospedaliere nei paesi ricchi, ad esempio, spiegano nella relazione "Delivering Quality Health Services-a Global Imperative for Universal Health Coverage", sono dovute a errori nelle cure o infezioni contratte durante le stesse.

La situazione "è peggiore nei paesi a basso e medio reddito dove il 10% dei pazienti ospedalizzati può aspettarsi di contrarre un'infezione durante il ricovero, rispetto al 7% nei paesi ad alto reddito". Ma cattive cure significano anche errata diagnosi, mancato rispetto delle linee guida, errati trattamenti, scarsa formazione degli operatori: problemi che "sono oggi prevalenti in tutti i paesi". "Come Oms ci impegniamo a garantire che le persone possano ottenere servizi sanitari quando e dove ne hanno bisogno", ma "siamo ugualmente impegnati a garantire che tali servizi siano di buona qualità", ha dichiarato il direttore generale dell'Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus.

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"Dobbiamo concentrarci maggiormente - aggiunge il segretario generale Ocse Ángel Gurría - sul miglioramento della qualità per creare fiducia nei servizi sanitari e offrire a tutti l'accesso a servizi sanitari di alta qualità". "L'assistenza sanitaria di bassa qualità - commenta il presidente del Gruppo della Banca mondiale Jim Yong Kim - ha un impatto sproporzionato sui poveri. E questo non è solo moralmente riprovevole, è economicamente insostenibile per le famiglie".

fonte: oms

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