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Isole di contenimento e lockdown: così l'Italia si divide

Sanità pubblica Redazione DottNet | 28/10/2020 12:09

Poli: "Cruciali sono l'osservazione epidemiologica e gli interventi 'chirurgici' localizzati, piuttosto che un lockdown generalizzato"

Popolazione suddivisa in 'isole' per contenere la pandemia da Covid-19 ma anche "lockdown chirurgici per individuare e neutralizzare gli asintomatici, ed i superdiffusori tra loro" basati sull'esempio di Codogno e Vo' Euganeo. Una valida strategia, spiega all'ANSA l'immuno-virologo Guido Poli, presidente del Patto Trasversale per la Scienza e ordinario di Patologia generale all'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano "procedere al contenimento chirurgico di zone dove i dati indicano una diffusione dell'infezione superiore alla media nazionale, come fatto agli inizi dell'epidemia ad esempio a Codogno e Vo' ma non, purtroppo, ad Alzano". Cruciale quindi, afferma, "sono l'osservazione epidemiologica e gli interventi 'chirurgici' localizzati, piuttosto che un lockdown generalizzato". Nelle zone di mini-lockdown, conclude, "bisognerebbe procedere a testare in modo esteso la popolazione".

Dai modelli matematici e simulazioni arriva invece l'indicazione che dividere una grande popolazione in sottopopolazioni che non si incontrano fra loro può aiutare a contenere meglio la diffusione del virus. Pubblicata sulla rivista Chaos, la ricerca si deve a Philip Bittihn e Ramin Golestanian, dell'Istituto Americano di Fisica. I ricercatori hanno analizzato una ipotetica popolazione di 8 milioni di individui con 500 persone che hanno contratto l'infezione e l'hanno studiata utilizzando un tasso di contagio osservato con lievi misure di allontanamento sociale. Con questi parametri la malattia si diffonde in modo esponenziale con le infezioni che raddoppiano ogni 12 giorni. "Se a questa popolazione viene consentito di mescolarsi in modo omogeneo, le dinamiche si evolveranno secondo la previsione deterministica con un picco intorno al 5% di individui infetti", ha detto Bittihn. Tuttavia, il modello mostra che se la popolazione è suddivisa in 100 sottopopolazioni di 80.000 persone ciascuna, la percentuale massima di individui infetti scende al 3%. Se la comunità è ulteriormente suddivisa in 500 sottogruppi di 16.000 ciascuno, l'infezione raggiunge solo l'1% della popolazione.

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Il motivo principale per cui la suddivisione della popolazione funziona è che l'epidemia riesce completamente a estinguersi in una frazione significativa dei sottogruppi. Il modello ha mostrato inoltre l'effetto di 10 individui infetti su una popolazione di 1 milione di persone suddivisa in gruppi di 100.000 persone ciascuno. In questo modo la popolazione sperimenta focolai 'desincronizzati': se i focolai si verificano nelle comunità più piccole, i picchi possono verificarsi in momenti diversi. Di conseguenza non possono sommarsi e non fanno salire in modo elevato il numeri dei casi. "In realtà, le sottopopolazioni non possono essere perfettamente isolate, quindi l'estinzione locale potrebbe essere solo temporanea", ha osservato Golestanian. Per questo, ha aggiunto "sono in corso ulteriori studi per tenere conto di questo e di adeguate contromisure".

fonte: ansa

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