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Gherloni (Css), sei italiani su dieci non curano i denti

Odontoiatria Redazione DottNet | 20/03/2023 18:34

Schillaci:"Le malattie orali costituiscono un significativo problema di salute pubblica in costante crescita"

"Il 60% delle persone in Italia non vanno dal dentista, quasi tutti perché non possono permetterselo" anche perché "il 95% delle cure odontoiatriche avviene nel privato". E "le famiglie oggi spendono meno del pre Covid per curare i denti. Nel 2022 la spesa per le cure dentali è stata del 14% inferiore al 2018".  A fare il punto sulle difficoltà a curare la salute della bocca è stato Enrico Gherlone, membro del Consiglio Superiore di Sanità e consigliere del ministro della Salute per l'odontoiatria, intervenendo alla celebrazione per la Giornata Mondiale di Promozione della Salute Orale organizzata a Roma dall'Associazione Italiana Odontoiatri (Aio). Secondo il rapporto RBM-Censis gli italiani spendono circa 9,5 miliardi per le cure dentali, quasi tutti di tasca loro, mentre il servizio sanitario copre solo un 5% del totale delle cure, per una stima di meno di 500 milioni. "E' tempo - dice il presidente Aio Gerhard K. Seeberger - di collaborare, governo e dentisti, per offrire prevenzione, sigillature ai bambini fra 5 e 10 anni, e di parlare di offerta di dispositivi protesici ai profili vulnerabili in età evolutiva ed over 65. Non solo cura di carie e gengive, i dentisti possono avere un ruolo chiave nella prevenzione dei tumori orali: portarla nello studio del dentista "di famiglia", è l'obiettivo del progetto di formazione dei professionisti "Oral care total care" di Aio. Ai dentisti che aderiscono all'iniziativa saranno forniti strumenti diagnostici innovativi che sfruttano l'autofluorescenza cellulare per effettuare una diagnosi precoce di questo tipo di lesioni. "L'insorgenza del cancro orale nella maggior parte dei casi è legato a fattori di rischio quali fumo, alcol, irritazioni croniche da protesi incongrue, abrasioni a causa di denti fratturati, papilloma virus, diabete, ma circa il 25% dei pazienti colpiti non presenta i fattori di rischio", spiega David Rizzo, vice presidente nazionale Aio. È fondamentale, ha concluso, "una diagnosi tempestiva dei dentisti per individuare la lesione allo stadio iniziale così da ridurre la mortalità circa del 90%".2

"In Italia il 36% dei bambini, ovvero oltre 1 milione e 800mila, è portatore di carie non trattata dei denti decidui; percentuale solo leggermente inferiore, pari 29,6%, negli adulti, di cui ben 16 milioni e 900mila hanno carie non trattate. Per non parlare della perdita di denti totale o parziale che riguarda 6 milioni e 300mila adulti sopra i 20 anni di età". E purtroppo c'è "una quota di popolazione italiana che rinuncia alle cure dentistiche per motivi economici". ha detto il miistro della Salute Orazio Schillaci. È importante, ha detto il ministro, "tenere alta l'attenzione perché, al di là della elevatissima prevalenza, le patologie orali hanno impatti rilevanti sulla qualità della vita delle persone e sulla salute generale nonché un notevole impatto sociale". In questo campo, la prevenzione, ha proseguito, "rappresenta la prima forma di salute orale nell'odontoiatria sociale. La maggior parte dei problemi di salute orale, infatti, è legata, come per le altre malattie croniche non trasmissibili, a una serie di fattori di rischio modificabili tra cui il consumo di zucchero, l'uso di tabacco, l'uso di alcol e la scarsa igiene orale". Misure di prevenzione personale, unita a controlli regolari, ha concluso, "potrebbe quindi evitare, o almeno ridurre o procrastinare, la necessità di cure più complesse, talora non pienamente risolutive, e con costi largamente più elevati".

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"Dobbiamo appena possibile cercare di attuare i Livelli essenziali di assistenza (Lea), che sono fermi dal 2017. Stiamo lavorando in questa direzione anche perché la medicina in questi anni è cambiata molto, ci sono tutta una serie di nuove prestazioni. C'è il nostro impegno a trovare una soluzione per attuare i lea nel minor tempo possibile e che possono diventare uno strumento utile per superare le tante differenza tra le diverse realtà regionali. Ci stiamo lavorando, si tratta sempre di un problema economico, ma credo sia giusto, appena possibile, chiudere la partita perché sono fermi da 6 anni", ha aggiunto il ministro.

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