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Anestesisti specializzandi in sala operatoria senza tutor, Bruno Zuccarelli: atto gravissimo

Sanità pubblica Redazione DottNet | 04/04/2024 14:14

"Un inaccettabile caporalato sanitario a scapito dei giovani medici e dei pazienti"

“Gravissimo quanto sta emergendo rispetto alla presenza in solitudine, senza alcun tutor, di anestesisti specializzandi in diverse sale operatorie campane. Un fatto che, se confermato, aprirebbe ad uno scenario intollerabile di caporalato sanitario senza precedenti”. Così Bruno Zuccarelli (nella foto) e Marco Evangelista, rispettivamente segretario regionale Anaao Assomed e responsabile Anaao Assomed giovani, che chiedono si faccia chiarezza sul caso al centro di un’interrogazione a risposta immediata in Commissione Affari sociali della Camera, presentata da Imma Vietri (FdI) alla quale ha replicato il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato. Sul caso specifico sollevato la regione Campania, nonostante la richiesta effettuata, non ha fatto pervenire alcuna informazione, ha spiegato il sottosegretario che ha aggiunto: “Sarà mia cura, pertanto, fornire le informazioni in merito ai fatti esposti nelle premesse della presente interrogazione non appena avrò acquisito dettagliate ed esaurienti notizie dalla regione Campania”.

“Gli specializzandi sono una risorsa importante, ma non si può scaricare su di loro una responsabilità così grande, mettendo peraltro a rischio la vita dei pazienti in caso di complicanze inattese – hanno quindi aggiunto Zuccarelli ed Evengelista – ecco perché l’Anaao Assomed chiede ora che la Regione dia delle risposte immediate e definitive su questo caso; chiarendo se e perché sia stata possibile una cosa simile”. “Su un’accusa così grave non possono esserci dubbi – avverte il leader regionale dell’Anaao Assomed – la carenza di personale non può e non deve essere una giustificazione a comportamenti scellerati. Nulla di male che gli specializzandi imparino in sala operatoria, ma devono avere la possibilità di essere guidati e di chiedere aiuto ad un tutor in caso di difficoltà. Non possiamo immaginare un sistema sanitario nel quale un giovane specializzando debba passare dai banchi di università alla pratica sul campo senza alcuna tutela e senza una guida. Questo significherebbe essere esposto a rischi enormi e alla necessità di doversi assumere la responsabilità di scelte alle quali non è ancora pronto. Da cittadino e possibile paziente, inoltre, non potrei mai sentirmi tranquillo se si scoprisse che un fatto così grave non solo è accaduto, ma è addirittura la prassi”.

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